Nord e Sud, precari e garantiti, giovani e anziani: ecco le Italie del lavoro che Renzi non può ignorare
Due, tre, molte Italie. Su prospettive, fiducia nel futuro e soluzioni per creare occupazione nello Stivale prevale un quadro complessivamente negativo, segnato da profonde fratture rispetto all'età, alla condizione contrattuale e all'area di residenza. Ne danno conto, nitidamente, le elaborazioni della divisione Public Affairs di GPF sulla base dei dati rilevati dal Monitor 3SC, programma di ricerca che da 30 anni interpreta le trasformazioni sociali e di consumo della società italiana. Si tratta di un ulteriore allarme su una situazione di grave disagio, ma anche di spunti utili per i prossimi tentativi di trasformazione del mondo del lavoro in Italia. A partire dal Jobs Act, annunciato per la prossima settimana dal neo presidente del Consiglio Matteo Renzi.
di Alberto Annicchiarico e Marco Cacciotto
3. Verso il Jobs Act / La minaccia della precarietà, numeri alla mano

Se invece delle fasce di età analizziamo invece la condizione contrattuale, risulta evidente che la percezione di stabilità e tranquillità è legata con forza alla tipologia di contratto. Quasi due terzi dei detentori di un posto fisso a "tempo indeterminato", infatti, definiscono la propria vita – in relazione alla situazione lavorativa e occupazione – stabile e tranquilla, o con qualche preoccupazione. Ben altro scenario invece per tutti gli altri: i "tempo determinato", le "partite Iva", e tutte le forme contrattuali a termine senza garanzie non vanno oltre la soglia del 50 per cento. Gli autonomi a partita Iva, che sono "più abituati" all'instabilità lavorativa, sono quelli che hanno una percezione leggermente più elevata, ma rimane indicativo il dato che la maggioranza vede la propria condizione come assolutamente precaria e senza certezze per il futuro. Tra quanti hanno forme contrattuali a tempo parziale la percezione di instabilità raggiunge il 62,9%.
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