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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 06:43.

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I nuovi mercati trascinano il business del gruppo Ferrero. Ma anche alcuni mercati "maturi" del Nord Europa non tradiscono Nutella, Kinder e Rocher. Segnano il passo invece i Paesi del Mediterraneo, quelli in recessione.
Ferrero International, la holding lussemburghese controllante del gruppo Ferrero, ha chiuso il 2013 (al 31 agosto) con un fatturato consolidato di 8,1 miliardi di euro, in crescita del 5,6% rispetto al 2012 quando aveva registrato ricavi per 7,67 miliardi (dato riclassificato in seguito a leggeri spostamenti contabili tra gli sconti e alcune voci di costi di marketing).
La galassia Ferrero nel mondo conta su 73 società consolidate, con venti stabilimenti produttivi, di cui tre operanti nell'ambito delle imprese sociali, che servono oltre cento mercati.
La crescita del gigante dolciario, guidato dal ceo Giovanni Ferrero, è stata spinta dal forte dinamismo dei nuovi mercati. La multinazionale di Alba scrive in una nota che «ha confermato e, in alcuni casi, migliorato gli eccezionali risultati dello scorso esercizio in Asia, Russia, Stati Uniti, Australia, Canada, Brasile e Argentina. In forte aumento le vendite in Messico e Turchia dove, nel corso dell'esercizio, sono entrati in funzione i nuovi stabilimenti produttivi».
Buoni e, in alcuni casi, «ottimi i risultati raggiunti nei mercati "core" di Regno Unito, Polonia, Germania e Francia. Meno brillanti in termini di sviluppo, a causa della crisi economica, gli altri mercati del Sud Europa».
L'azienda specifica che «in termini di prodotti, la performance è stata particolarmente positiva per Kusschen, Kinder Joy (in Italia il nome è Kinder Merendero) e Raffaello, che hanno aiutato la crescita complessiva nei diversi mercati, rispettivamente con un incremento di volumi del 42%, del 15% e del 12%. Molto bene anche Tic Tac, Rocher e Nutella».
L'utile prima delle imposte del gruppo Ferrero è stato di 795 milioni, in calo del 9,5% rispetto all'esercizio precedente. Il risultato d'esercizio (l'azienda non lo riporta) però risente di un peggioramento del risultato finanziario, in seguito alla turbolenza dei cambi.
Ferrero si conferma grande investitore: i nuovi investimenti realizzati nell'esercizio chiuso sono stati di 525 milioni, dei quali 473 milioni (5,8% delle vendite) destinati al potenziamento delle attività industriali e produttive, principalmente in Germania, Italia, Polonia, Canada, Russia, Messico, Turchia e Brasile.
Il numero puntuale dei collaboratori di Ferrero è di 30.108, di cui 24.800 dipendenti e 5.308 collaboratori esterni, principalmente interinali.
Secondo dati rilevati da Radiocor dall'assemblea dei soci dello scorso 17 dicembre, Ferrero International ha chiuso l'esercizio 2013 con un profitto netto di 357,5 milioni di euro, in calo rispetto ai 443 milioni dell'anno precedente. Ha però deciso la distribuzione di un maxi dividendo di 400 milioni, come nell'esercizio precedente.
Nel consolidato della holding lussemburghese rientra anche la consociata italiana Ferrero spa che nell'ultimo esercizio, grazie anche alla cessione di impianti nel gruppo, ha realizzato ricavi per 2,697 miliardi (2,55 nell'esercizio precedente), +5,7%, e con un utile netto di 156,1 milioni (95,9), +62%.
Il mercato italiano però è così debole che anche una portaerei come Ferrero, in crescita da sempre, ha risentito della caduta del potere d'acquisto delle famiglie italiane.
Le vendite sul nostro mercato sono calate del 5,3%, a 1,917 miliardi: mentre sui mercati internazionali (i Paesi sono 70) le esportazioni si sono attestate a 780 milioni, +4,1%.
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