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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2014 alle ore 10:08.

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La crisi ucraina – più grave delle precedenti – consolida i grandi progetti internazionali del corridoio sud, "southern corridor", per portare il gas dall'Azerbaijan fino all'Europa via Puglia. La crisi del metano pone l'Italia in vantaggio sul resto d'Europa, continente che dipende in gran parte dal gas siberiano portato attraverso l'Ucraina. Il corridoio sud è il percorso che sfugge al controllo russo, è la conduttura che nel passaggio attraverso la Turchia potrebbe raccogliere anche metano iracheno (i contatti con Baghdad sono avviati) e – chissà – anche quello persiano e in futuro anche il gas dei nuovi succosi giacimenti scoperti in Israele, Libano, Cipro.

Oggi rimangono solo due dei tanti progetti per il corridoio sud che c'erano pochi anni fa. Per esempio, ormai è sfumato il progetto Igi-Itgi-Poseidon che avrebbe traversato l'Adriatico fra la Grecia e Otranto. Nei Balcani resiste il Nabucco nella variante Ovest (l'austriaca Ömv con l'ungherese Mol, la Bulgargaz e altri) e attraverso l'Italia si rafforza il Tap-Tanap (la norvegese Statoil, la Bp e la compagnia statale azera Socar al 20% ciascuna, più quote minori a Total, Fluxys, Eon e Axpo). Insieme, questi due grandi progetti formeranno un anello attorno all'Adriatico, il sistema Interadriatic.

Secondo i tratti, la tubazione del costo di 45-50 miliardi di dollari assume nomi e partner leggermente diversi, come il Tanap (Trans anatolian natural gas pipeline) nel percorso turco, Iap nei Paesi balcanici non ancora metanizzati (già firmati gli accordi) e infine il Tap (Trans Adriatic Pipeline), che è il tratto fra Grecia, Albania e Italia verso l'Europa continentale.

All'origine c'è il giacimento di Shah Deniz, il cui gas oggi finisce tutto nella rete monopolista della Gazprom. La scelta del Governo di Baku è stata sofferta: la Gazprom offriva all'Azerbaijan prezzi appetitosissimi (prezzi che pagano i consumatori) pur di convincere la Socar a non cercare alternative alla via russa.

Il metano attraverserà Georgia, Turchia, Grecia, un breve tratto d'Albania per immergersi in Adriatico sulla costa di Fier, non lontano da Valona, e riemergerà a San Foca, in comune di Melendugno, nel Salento. Da lì, dopo 8 chilometri, la tubazione si collegherà con la dorsale adriatica della Snam per entrare nella rete europea.

Il primo tratto, il Tanap, arriverà a 24-25 miliardi di metri cubi (più i 6 per i mercati locali), cioè più della produzione di Shah Deniz perché si conta già su apporti di giacimenti di altri Paesi vicini. L'ultimo tratto, il Tap, avrà la capacità di 10 miliardi di metri cubi l'anno raddoppiabile a 20 miliardi.

Nel frattempo la domanda italiana negli ultimi cinque anni ha perso una quindicina di miliardi di metri cubi di metano all'anno e i concorrenti del consorzio Tap non sembrano gradire questa nuova offerta sul mercato, il quale già subisce la concorrenza dei rigassificatori di Rovigo e, ora, Livorno; un mercato dove non trovano spazio i rigassificatori Enel a Porto Empedocle e Sorgenia-Iride a Gioia Tauro. Ma l'Europa è assetata di metano e l'ennesima crisi ucraina del gas ha reso urgentissimo lo sviluppo del progetto. Non a caso importanti quote di metano azero sono già state prenotate dall'Enel, dalla Hera e dalla Suez Gaz de France. L'Italia che importa gas dall'Algeria e dalla Libia «con questa tubazione – osserva l'analista Carlo Capè della Bip – diventerà quel nodo europeo del gas della Strategia energetica nazionale tratteggiata un anno fa dagli allora ministri Corrado Passera e Corrado Clini».

Oltre ai concorrenti, sembrano malgradire il progetto alcuni comitati pugliesi del no. Sono i "no-tap", che s'ispirano ai no-tav del Piemonte. La Regione Puglia pare sensibilissima al consenso degli elettori, e così in dicembre, pochi giorni le conferme al progetto assicurate dall'allora ministro degli Esteri Emma Bonino, è arrivato un parere regionale di valutazione di impatto ambientale contrario. E gli azionisti del Tap sono impazziti per cercare di capire quest'Italia incomprensibile che può approvare e al tempo stesso mandare all'aria un progetto intercontinentale che dev'essere in ogni tratto sincronizzato con precisione.

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