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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 13:47.

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«Le mostre rappresentano il biglietto da visita di un Paese: chi trasferisce le mostre all'estero, trasferisce la conoscenza di quello che un Paese può offrire». Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Industria e Cultura, spiega così le ragioni che hanno portato alla nascita, al Lingotto Fiere di Torino, di Amiex (art & museum international exhibition xchange), la prima borsa internazionale delle mostre.

La scelta di Torino non è casuale, sia per l'organizzazione affidata a Gl Events a cui fa capo il Lingotto Fiere, sia perché Federculture ha attribuito al capoluogo piemontese il riconoscimento come città più attrattiva d'Italia. Da un lato, dunque, la cultura nei suoi vari aspetti, dall'altro il mondo dell'impresa. Di tutte le imprese che partecipano all'attività museale, alla cultura, all'arte. Dunque Amiex diventa il punto di incontro tra istituzioni pubbliche e private con operatori del settore organizzativo, con promotori, ma anche con aziende turistiche, di trasporto, di servizi vari.

Così tra i partner dell'iniziativa figurano fondazioni bancarie e museali, broker assicurativi, cooperative, organizzatori di eventi. Amiex non è una fiera e tantomeno un festival, ma vuol rappresentare il format che supera la visione tradizionale dell'appuntamento di settore. Due le linee principali dell'appuntamento torinese: il business matching ed i workshop.

Nel primo caso domanda e offerta nazionale ed internazionale si incontrano in un luogo fisico e virtuale. Sono previsti momenti one to one ed aree dedicate agli incontro one to many. Quanto ai workshop, danno spazio alla formazione ed al confronto su temi nazionali ed internazionali. Anche perché il settore è in continua espansione in tutto il mondo e l'Italia rischia, ad esempio, di perdere opportunità importanti a causa di un'eccessiva polverizzazione di eventi poco valorizzati, scarsamente conosciuti, privi di rilevanza internazionale.

Secondo una ricerca della Fondazione di Venezia l'Italia importa a caro prezzo modeste produzioni internazionali ed esporta, spesso gratuitamente, opere di pregio utilizzate da terzi. D'altronde la cultura è considerata ormai da molti Paesi (e la presenza a Torino di Cina e Qatar ne è la dimostrazione) non solo come una risorsa economica - come ripete spesso il critico Vittorio Sgarbi - ma anche come un'arma geopolitica. Un soft power da utilizzare con la massima efficienza e con l'impiego di ingenti risorse. Nel mondo i musei sono oltre 80mila (più di 35mila in Europa) e in Cina ne sono stati aperti 1.400 tra il 2001 ed il 2011, con l'obiettivo di inaugurarne altri 4.773 entro il 2020.

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