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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 20:34.

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ROMA. Oggi 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'elettricità e più del 40% della popolazione mondiale non dispone di infrastrutture energetiche con sufficienti standard di qualità e di efficienza. Ecco perché Expo 2015 e otto "big" (A2a, Edison, Enel, Eni, E.On Italia, Gas Natural Italia, Gdf Suez Energia Italia e Tenaris) hanno stretto un "patto" (World Access to Modern Energy and Expo 2015), presieduto da Pippo Ranci, presidente del consiglio di sorveglianza di A2a, per sensibilizzare sulla mancanza di accesso alle moderne forme di energia, con l'obiettivo di promuovere, da qui all'Expo di Milano, iniziative di ricerca sul tema, nonché di divulgare best practice esistenti, i cui risultati, dopo essere stati validati da un comitato scientifico, confluiranno su

Un occhio, dunque, al presente e uno al futuro, partendo dalle esperienze già messe in campo. Così il presidente dell'Enel, Paolo Andrea Colombo, ha ricordato «il programma Enabling Electricity che, nel 2013, ha consentito l'accesso all'elettricità a 2,3 milioni di persone, con oltre 30 progetti in 12 paesi», mentre Giuseppe Recchi, presidente di Eni, ha posto l'accento sull'impegno in Africa «dove siamo stati la prima compagnia a investire nella produzione di elettricità usando il gas precedentemente bruciato in torcia». All'Africa guarda anche E.On che, con Miguel Antonanzas, presidente e ad del ramo italiano, ha evidenziato «i 150 milioni investiti ogni anno in nuove tecnologie e innovazione per eliminare le barriere d'accesso all'energia».

Significativo, poi, ha rimarcato il presidente di Gdf Suez Energia Italia, Giuseppe Gatti, lo sforzo del suo gruppo che promuove anche «investimenti e donazioni dei dipendenti». Mentre Andrea Prandi, capo delle relazioni esterne di Edison, ha ricordato che «in Europa c'è un problema di "fuel poverty", famiglie che non riescono più a pagare le bollette».

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