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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 13:59.

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MILANO - Sei regioni (Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Campania, Trentino-Alto Adige, Veneto) sopra la media nazionale. Tutto il resto è sotto l'asticella. E in due casi – Molise e Basilicata – la mancanza è totale. Analizzando i dati di Between, società di consulenza leader nel settore Ict, si comprende come sia più semplice parlare di "scopertura" dalla banda ultralarga. Il range che va dagli oltre 30 ai 100 Mbps come parametro di velocità di downloading resta ancora un orizzonte fin troppo distante.

Infatti, secondo i dati Between, considerando sia la rete fissa sia il mobile l'ultrabroadband a fine 2013 lasciava scoperto il 59% della popolazione. Ma se si considera solo la parte fissa – visto che la parte mobile non è in grado di per sé di garantire sempre il raggiungimento del risultato richiesto dagli obiettivi al 2020 – il quadro è anche peggiore, con una copertura della popolazione inferiore al 20%: in pratica in fondo alla classifica europea.
«La situazione di fine 2013 – commentano da Between – vede i servizi a banda ultralarga di rete fissa disponibili in circa 40 città, mentre per la rete mobile è stata superata la soglia dei 500 comuni. La copertura del servizio è quindi pari a oltre il 18% per la rete fissa e oltre il 40% per quella mobile, con una sostanziale sovrapposizione».
Certo è che se questa è una situazione di svantaggio, è altrettanto vero che il 2013 è stato tuttavia caratterizzato dall'accelerazione delle coperture sia di rete fissa sia di rete mobile e i principali operatori hanno confermato il loro impegno per realizzare dei piani di ulteriore sviluppo delle coperture a banda ultralarga nei prossimi anni.

La sfida sarà questa, anche perché sulla banda larga la copertura è pressoché totale. Quella nominale dei servizi Adsl è del 98%, ma quella effettiva (al netto cioè di linee lunghe e apparati in rete) è attorno al 91 per cento. Nel corso degli anni si sono comunque sviluppate le coperture radio (in postazione fissa come l'Hiperlan e il Wimax, nonché quelle mobili) che consentono di arrivare alla copertura del 96% della popolazione. Il completamento del Piano Nazionale Larga Banda è appunto finalizzato a garantire entro l'anno una copertura completa del territorio, garantendo una velocità di almeno 2 Mbps a tutti.
Guardando invece all'ultrabroadband, come confermato anche a fine gennaio dal Rapporto stilato da Francesco Caio – che ha coordinato un team di lavoro composto da Gerard Pogorel e Scott Marcus – gli obiettivi per il 2020 sono ben di là dall'essere facilmente raggiungibili. Portare i 30 Megabit al secondo a tutti entro il 2020 non sarà scontato. Secondo il Rapporto, i 30 Mbps potranno arrivare nella metà delle abitazioni dotate di linea fissa entro il 2017. Questo grazie alla tecnologia Vdsl e ai piani già messi nero su bianco da Telecom, Fastweb e Vodafone. A questi occorrerà aggiungere i possibili ulteriori sviluppi della rete Wind.

A ogni modo, i primi due sono pronti a investire 1,7 miliardi e 0,4 miliardi di euro per raggiungere rispettivamente una copertura del 50% e del 20% della popolazione. Vodafone punta ad assicurare una copertura del 29% entro il primo trimestre 2017.
I problemi iniziano guardando al 2020. Allo stato attuale si può puntare a una copertura del 70% con i 30 Mbps. Conclusione riportata nel Rapporto Caio: senza un ruolo forte del Governo gli obiettivi dell'Agenda digitale 2020 sono a rischio. (A. Bio.)

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