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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:00.

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MILANO - Per una volta l'Italia dà il buon esempio in Europa e vede riconosciuto il ruolo di pioniere in una «buona pratica» che ora dovrà essere seguita dagli altri Paesi comunitari.
La direttiva in materia di «shopper» approvata lunedì dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha infatti ammesso le misure adottate in materia dallo Stato italiano già nel 2011, riconoscendo ai singoli Stati membri la possibilità di seguire strade diverse per raggiungere il comune obiettivo: ridurre i sacchetti in plastica dell'80% in cinque anni, rispetto al 2010.

La direttiva ha inoltre inserito una differenza tra le plastiche tradizionali e le plastiche biodegradabili e compostabili, riconoscendone il valore nella raccolta differenziata della frazione organica. Entro cinque anni dall'entrata in vigore della direttiva (4 novembre 2013) i sacchi destinati a frutta e verdura dovranno essere biodegradabili e compostabili.
Da Roma è un coro unanime di soddisfazione per questa «vittoria italiana», come l'ha definita il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti: «Il nostro Paese ha anticipato quella che oggi è diventata norma per tutta l'Unione», ha detto. Ma il voto dell'Europarlamento apre anche prospettive economiche importanti: «Il futuro degli shopper passa per la chimica verde a matrice organica – ha aggiunto il ministro –. Le scelte fatte dal nostro Paese incentivano anche questa frontiera della green economy». Ne sono esempio aziende come Novamont e Mossi&Ghisolfi, all'avanguardia nel mondo nel settore delle bioplastiche.

Gli investimenti in ricerca e innovazione nel settore delle bioplastiche biodegradabili, unite allo sviluppo di una filiera del compost di qualità «hanno permesso la creazione di un modello di bioeconomia che funziona sia nelle aree a bassa densità di popolazione, sia nelle grandi città come Milano», ha spiegato Catia Bastioli, ad di Novamont. «Si è innescato un circolo virtuoso – ha aggiunto – di collaborazione tra interlocutori diversi: imprese, istituzioni, enti di ricerca, che ha promosso un cambiamento di modello di sviluppo».
Secondo i dati di Plastic Consult, grazie alla normativa adottata nel 2011 sui bioshopper, l'Italia ha ridotto del 50% in tre anni il volume dei sacchetti in circolazione (dalle circa 180mila tonnellate del 2010 a poco più di 90mila nel 2013) e ha migliorato qualità e quantità del rifiuto organico. (R.I.T.)

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