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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2014 alle ore 06:42.
L'ultima modifica è del 14 marzo 2014 alle ore 06:51.

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BOLOGNA
I toni non potrebbero essere più duri. BolognaFiere non ci sta a dire addio a Lineapelle, usa la forza che le deriva dalla sua quota, il 47%, nella società che organizza la più importante vetrina internazionale della pelle (la maggioranza fa capo all'associazione di settore Unic), definisce «grave e inaccettabile» che Unic abbia condotto una trattativa con la Fiera di Milano tendendo all'oscuro i consiglieri di amministrazione che esprime nel board della società, e si rifiuta di considerare il trasloco della manifestazione nel capoluogo lombardo «come un fatto compiuto». Tutti gli albergatori bolognesi, quelli che fanno capo a Federalberghi-Confcommercio e quelli che aderiscono ad Asshotel-Confesercenti, sono in subbuglio. Grande preoccupazione esprime Marianna Di Giansante, presidente del settore Turismo, Cultura, Sport e Wellness di Unindustria Bologna: «Siamo sgomenti, gli effetti vanno a ricadere sul tessuto economico di un territorio già duramente provato. Siamo preoccupati che questo modus operandi possa ripercuotersi anche su altri eventi: non possiamo permetterci che un'altra fiera venga spostata a Milano, dopo Motor Show e Saie, proprio in un momento in cui Bologna è diventata piazza appetibile per grandi realtà internazionali». Giovanni Trombetti, vicepresidente bolognese di Federalberghi, dice: «La perdita di Lineapelle è per il tessuto economico più grave della mancata edizione 2013 del Motor Show».
Paola Mazza, presidente di Asshotel, si appella, oltre che a BolognaFiere, al Comune. Entrambi, dice «devono attivarsi per scongiurare l'eventualità che il salone si sposti a Milano». La manifestazione ha visto calare in tredici anni il numero degli espositori (26%) e il numero dei visitatori (36%). Ma resta, con le due edizioni, autunnale e primaverile, una cassaforte di indotto per il capoluogo emiliano, paragonabile per volumi e ricadute a quelli di giganti come Cersaie o Cosmoprof.
I giochi, in realtà, sembrano fatti. L'amministratore delegato di Lineapelle Salvatore Mercogliano ha in mano anche le date della nuova versione meneghina, dal 10 al 12 settembre prossimi. E ritiene che a Bologna non ci siano più le condizioni per fermare il declino di una manifestazione che potrebbe uscire definitivamente dai circuiti internazionali della moda. Una ragione in più, secondo i vertici di Lineapelle, arriva dal prolungato silenzio – cinque mesi – opposto da BolognaFiere alla richiesta di anticipare le date. Accusa che il presidente della società fieristica, Duccio Campagnoli, respinge con fermezza. Non solo è stato «profuso un impegno straordinario per corrispondere alle esigenze di nuove date nonostante un calendario già programmato». Tutto è stato messo, anche, nero su bianco, nell'ordine del giorno del consiglio di amministrazione. Con l'aggravante, secondo BolognaFiere, di una violazione dei vincoli statutari: se rimane uno spazio per ricucire, è quello di un «corretto iter di confronto e decisione», in base allo Statuto.
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