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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 08:12.

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Servizi alle imprese, noleggio, agenzie di viaggio, alberghi e ristorazione per finire con il commercio. Sono questi i settori in cui si concentrano le aziende create dagli immigrati nel corso dello scorso anno: il loro è un dinamismo che fa segnare un saldo positivo di poco superiore alle 23mila unità. Lo stock delle attività create da stranieri raggiunge così quota 497mila unità con un incremento del 4,9% sul 2012. Numeri che spiccano rispetto all'andamento dell'intero sistema imprenditoriale nazionale, che nello stesso periodo ha fatto registrare un tasso di crescita dello 0,21% con un saldo positivo di 12.700 imprese. Quello degli immigrati diventa così un contributo di peso, che manca solo di poco la soglia psicologica delle 500mila aziende, pari all'8,2% del totale. È quanto emerge dai dati di Movimprese-Infocamere di Unioncamere, che il Sole-24 Ore è in grado di anticipare, che disegnano la fotografia aggiornata dell'evoluzione e dei cambiamenti del tessuto imprenditoriale nel nostro Paese.

«Gli stranieri trovano spazio non solo per la diffusione delle Pmi ma spesso anche a causa delle difficoltà nel ricambio generazionale della gestione d'impresa in alcuni settori economici – sottolinea Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere – in molti casi è proprio così che nasce il turnover, mentre in altri questi nuovi imprenditori sono spinti da un forte desiderio di riscatto sociale, più che economico, e dalle più modeste aspettative reddituali».
Per quanto riguarda i settori, quelli più presidiati sono il commercio, dove le aziende guidate da stranieri sono poco più di 175mila, seguito dall'edilizia (126mila). Nelle costruzioni, in particolare, un'impresa su 7 è di un immigrato. Nel 2013, inoltre, hanno fatto segnare un incremento a due cifre vicino al 15% le attività legate al noleggio, ai viaggi e ai servizi alle imprese.

I dati di Unioncamere evidenziano che in Toscana, Liguria e Friuli Venezia-Giulia oltre il 10% degli imprenditori è di origine straniera. Stessa situazione in 14 province e tra tutte spicca Prato, dove si raggiunge il 24,4 per cento. Il trend di crescita più rapido è stato registrato a Napoli (+15%), Roma e nelle province di Monza e Brianza e Milano.
Il saldo rimane in terreno positivo grazie alla voglia di fare impresa di imprenditori nati all'estero, ma dal confronto con i dati del 2012 emerge un rallentamento: in quell'anno il saldo era stato di oltre 24mila unità con un incremento del 5,8 per cento. «Anche nel 2013 la dinamica delle imprese degli immigrati è rimasta molto sostenuta - commenta il presidente - confermando la vitalità di questo tessuto imprenditoriale».
Una vitalità che si mischia con quella voglia di riscatto che contagia un po' tutti gli stranieri. Lo scorso anno hanno fatto segnare un numero record di iscrizioni quelli provenienti dal Bangladesh, circa 3.600 titolari, che precedono quelli originari dal Marocco (2.622) e dalla Cina (2.340). Sono questi ultimi a vantare il maggior numero di imprenditrici.

In termini assoluti il gruppo più numeroso in attività è quello proveniente dal Marocco, con poco più di 61mila titolari di una impresa individuale, che precede i rumeni (46mila) che sono riusciti a sorpassare i cinesi forti di 45mila imprenditori.
Al commercio al dettaglio prevalentemente si dedicano le comunità provenienti dal Sud-Est asiatico (Bangladesh, Pakistan e in parte dall'India) e alcune dell'Africa. Nell'edilizia sono predominanti quelle dell'Est Europa mentre i cinesi coprono quasi tutti gli spazi, dal commercio al manifatturiero, dalla ristorazione ai servizi, ma riducendo al minimo gli scambi e i rapporti con il territorio e le altre comunità. La forma giuridica scelta per la stragrande maggioranza delle nuove attività è quella delle imprese individuali, aumentate di poco più di 18mila unità (+4,7%). Lo stock vede poco più di un'attività su otto creata da uno straniero. Le migliori performance (+7,7%) nel 2013 le fanno registrare le società di capitali e le cooperative. «La tendenza a un rafforzamento verso forme più strutturate di impresa accomuna anche l'universo dell'impresa degli immigrati - conclude Dardanello - a quello del totale delle imprese italiane. Già nel 2012 avevamo segnalato questo fenomeno che i dati del 2013 ci confermano ulteriormente

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