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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2014 alle ore 06:42.

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PADOVA
«Il saldo dei debiti della Pubblica amministrazione entro luglio è il banco di prova per la credibilità del Governo». Massimo Pavin, presidente degli industriali di Padova, parla di «un'emergenza liquidità dovuta al malcostume dei ritardati pagamenti, oltre alla stretta creditizia, che configura una politica omicida delle imprese e suicida dello Stato. Un terzo delle aziende ha liquidità insufficiente per l'operatività, imprese sane vanno in crisi per carenza di fondi nel breve termine. Non è accettabile fallire per eccesso di crediti». I dati sono quelli dell'indagine condotta da Fondazione Nordest con l'ufficio studi di Confindustria Padova, su un campione di 315 imprese. Il 43,6% delle aziende della provincia dichiara di avere attualmente crediti verso le amministrazioni pubbliche. Per il 36,3% l'importo del credito è fino a 500mila euro, ma il 7,3% dichiara di superare il mezzo milione. Di quell'11,1% che poteva beneficiare del decreto 35/2013 per accelerare i rimborsi, sette su dieci hanno ricevuto un rimborso almeno parziale nel corso del 2013: nel 33,8% dei casi l'importo ricevuto è stato fino a 50mila euro, per una su quattro (24,9%) ha superato il milione. Significativo osservare come sono state usate queste entrate: la voce principale di destinazione è stata il saldo dei debiti commerciali (39,4%) e la riduzione dell'indebitamento bancario (37,7%), seguiti da gestione ordinaria (13,2%) e aumento delle riserve (9,1%). E c'è anche il saldo di stipendi arretrati dei dipendenti (7,3%), indicato con maggiore frequenza nelle microimprese (20%). Il 7,1% indica il pagamento di tasse o contributi arretrati, solo il 3% il finanziamento di nuovi investimenti. «È la conferma che i debiti scaduti della Pa sottraggono risorse vitali e si propagano alle transazioni tra privati inasprendo la perdurante crisi di liquidità» si legge nel report.
Nove imprese su dieci dichiarano di avere crediti con altre aziende private, e per il 40,4% il credito supera i 500mila euro. Ecco perché Pavin punta l'attenzione sul disegno di legge annunciato mercoledì scorso dal Consiglio dei ministri per lo «sblocco immediato e totale del pagamento dei debiti della Pa, per 68 miliardi, entro luglio» e sul meccanismo di certificazione elettronica, con incentivi e sanzioni per le Pa, mirato a garantire i crediti futuri in tempi certi. «L'intero debito va saldato nel più breve tempo, sono soldi nostri. Non è solo un atto dovuto, ma può essere il più potente stimolo alla ripresa. Questa liquidità scorrerebbe lungo le filiere produttive, raggiungendo più imprese di quelle che vantano crediti con la Pa, e consentirebbe a queste ultime di pagare i fornitori e ridurre l'esposizione bancaria. Un modo per contribuendo anche alla normalizzazione dei pagamenti fra privati, fra grandi e piccoli».
Secondo Jp Morgan il pagamento dei 30 miliardi di debiti commerciali della Pa spagnola ha influito sul Pil del Paese per l'1,2%: «Immaginiamo quale potrebbe essere la crescita aggiuntiva per l'Italia dove lo stock del debito, al netto dei 22,8 miliardi pagati, è stimato tra 50-70 miliardi», sottolinea Pavin. Intanto, la Pa italiana si conferma peggior pagatore d'Europa con una media di 180 giorni nel 2012. In Germania sono 36.
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