Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2014 alle ore 16:49.

My24

A risentire maggiormente della crisi sono state le piccole aziende legate a doppio filo al mercato domestico. Ma l'erosione della domanda interna non ha rallentato la marcia del cleaning, settore che, tra produzione di macchine, prodotti e attrezzature per la pulizia, distribuzione e servizi, vale oltre 13 miliardi e occupa 530mila addetti.

In un mercato dominato da circa una decina di big con fatturati superiori ai 100 milioni, le imprese di pulizia sono riuscite anche a raddoppiare negli ultimi dieci anni i posti di lavoro, portandoli a 500mila, grazie all'acquisizione degli spazi creati dall'esternalizzazione del servizio. «Non parliamo solo di scuole e ospedali – spiega Toni D'Andrea, amministratore delegato di Afidamp, associazione di categoria – ma anche di grandi aziende manifatturiere e catene alberghiere». Con queste credenziali le imprese si presentano a Forum Pulire, a Milano il 26 e 27 marzo, forti di grandi numeri ma anche pronte a dare battaglia per togliere ogni ombra dalle gare di assegnazione degli appalti, che premiando le offerte al massimo ribasso possono, secondo Afidamp, entrare in quella fascia grigia che segna il confine tra legalità e illegalità. L'industria di fabbricazione di macchine e prodotti – 170 aziende in Italia, radicate soprattutto in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, un fatturato totale di 1,4 miliardi – si presenta all'appuntamento con una crescita oltreconfine.

La produzione destinata a coprire la domanda proveniente dall'estero è balzata al 73% (circa un miliardo) e le imprese riconfermano la loro la loro leadership sui mercati globali, con un secondo posto, dopo la Cina, per valore delle esportazioni. Hanno incamerato nuove quote soprattutto in Sudafrica, sbocco commerciale in continua espansione. Ma soprattutto si sono rafforzate in Europa, grazie soprattutto alla crescita della domanda proveniente da Spagna, Portogallo e Irlanda, i Paesi dove negli ultimi anni l'esternalizzazione dei servizi di cleaning, con l'affidamento a imprese specializzate, ha fatto lievitare la richiesta di macchine professionali. La corsa all'estero ha controbilanciato la perdita sul mercato interno, anche se sono ridotti i margini di redditività. La frenata, invece, è arrivata proprio nei mercati emergenti dell'Asia, dove i produttori italiani hanno pagato dazio all'indebolimento della moneta unica rispetto al dollaro. Ma il settore è in salute. «Tra i comparti che producono beni strumentali – prosegue D'Andrea – è quello che ha risentito meno della recessione». L'industria della produzione, con i suoi 10mila addetti, si prepara a una nuova stagione di investimenti sull'innovazione. Le imprese della distribuzione (800 milioni di volume d'affari) cercano un nuovo modello di business per ridurre i costi e conquistare maggiore efficienza. Poi ci sono le imprese di pulizia, che valgono da sole 11 miliardi e hanno continuato a generare occupazione anche negli ultimi cinque anni e puntano sulla razionalizzazione.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi