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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2014 alle ore 06:42.

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Questione di naso. E di naso adunco. Khaled Al Habahbeh, alias Khaled Al-Habahbih o Ali Jamil Al-Hababeh è il magnate giordano di nascita, americano di cittadinanza e con il quartier generale a Dubai che dovrebbe salvare l'altoforno di Piombino. Un uomo «misterioso», l'hanno apostrofato i giornali toscani. E il mistero, almeno quello finanziario, si addice a un personaggio che con la sua Smc, la holding di Tunisi nata pochi mesi fa con un capitale di 1,5 milioni di dollari, ha tratteggiato per Piombino un futuro di latte e miele. Khaled ha promesso di salvare i posti di lavoro, trasferire la fabbrica, liberare dalle scorie sedimentate in 160 anni gli 85 ettari dell'acciaieria e, al suo posto, costruire hotel a 5 stelle e centri congressi. Il tutto per la modica cifra di tre miliardi da investire nel tempo e 300 milioni da prelevare dal bancomat della Lucchini. Questione di naso, per l'appunto. Un'operazione come minimo ridondante, nonostante la triade rossa - il governatore Enrico Rossi, il sindaco Gianni Anselmi e il sindacalista della Fiom Luciano Gabrielli - si ostini a ripetere che quella della Smc sia la proposta risolutiva. Troppo bello per essere vero. L'infittirsi dei dubbi sulla fragilità finanziaria della cordata è poca cosa alla luce delle "notice of crimes" che rimbalzano da Orlando, in Florida. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore Al Habahbeh, alias Al-Habahbih o Ali Al-Hababeh ha collezionato una fedina penale degna di un boss. Trentasei mesi di prigione nel 2001 per truffa ai danni di una banca. La sua specialità? Falsificare le informazioni bancarie sulla scorta delle quali otteneva prestiti rilevanti. Altra condanna per confezionamento illegale di pseudoefedrina, componente essenziale delle metanfetamine, una sorta di cocaina dei poveri. Fin qui le evidenze. L'intelligence americana sospetta che i proventi di questo commercio finanzierebbero gruppi sciiti vicino agli Hezbollah, il partito di dio libanese. Che si tratti di Al Habahbeh lo comprovano le foto segnaletiche e i dati anagrafici, gli stessi riportati nella visura della Smc: Khaled è nato a Shoubak, un paesino giordano di montagna di 12 mila anime, il 23 luglio del 1966. I precedenti penali del presidente e direttore generale di Smc gettano un'ombra sinistra sulla natura della cordata araba. E non aiuta il dinamismo negoziale di Al Habahbeh: mentre si occupa di una partita gigantesca come quella di Piombino, avvia una trattativa con la municipalità di Limoux, in Francia, alla quale propone di imbottigliare la sua acqua, replicare i successi di Évian e resuscitare i bagni termali d'Alet les Bains. Acqua minerale, acciaio, piatti pronti, metanfetamine, truffe bancarie.
Un pasticciaccio brutto. All'origine del quale c'è il tentativo disperato di salvare un altoforno seppellito col novecento. Alzare la posta e anteporre il tornaconto politico al principio di realtà si sta rivelando una strategia suicida. I cocci, come sempre, resteranno ai 2 mila operai. Che non sanno più a quale magnate votarsi.
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