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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2014 alle ore 09:51.

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MILANO - L'Expo di Milano stretto in una morsa. Da una parte c'è un nuovo governo con cui ancora devono essere consolidati i rapporti; dall'altra c'è una diversa visione tra i due azionisti di riferimento, il Comune di Milano e la Regione Lombardia; ora è arrivata anche l'inchiesta su Infrastrutture lombarde a complicare le cose. E non solo sotto il profilo giudiziario, ma anche per il rischio concreto di rallentamenti nei cantieri.

Le indagini, indirettamente, toccano l'evento universale del 2015. La società controllata dalla Regione Lombardia è la struttura appaltante della strada Molino-Dorino, connessa alla manifestazione; è a capo della direzione dei lavori dei cantieri del sito espositivo; offre con due suoi consulenti legali il supporto tecnico per le gare. Tra gli indagati dalla procura di Milano ci sono infatti il capo-cantiere Alberto Porro e Cecilia Felicetti, direttrice generale di Arexpo, la società proprietaria dei terreni dove sorgerà il sito espositivo a cui spetta il compito della riqualificazione post-Expo. Entrambi sono di Infrastrutture lombarde. I due legali finiti ai domiciliari sono Carmen Leo e Fabrizio Magrì, già consulenti della controllata lombarda. Un intreccio pericoloso, che sta mettendo in allarme il commissario unico di Expo Giuseppe Sala e il presidente della Lombardia Roberto Maroni.
Ieri Maroni ha annunciato una commissione d'inchiesta sulla vicenda: «Voglio capire bene che cosa è successo, faremo una commissione d'inchiesta perché la Regione non ha nulla da nascondere e nulla da coprire». E ha poi assicurato che entro lunedì verrà scelto il nuovo capo cantiere di Expo, appartenente a Infrastrutture lombarde o comunque al sistema della Regione Lombardia.

Sempre ieri, il commissario di Expo Sala ha incontrato il prefetto di Milano. «Non c'è nessun coinvolgimento diretto di Expo» ha riferito Sala dopo il vertice in prefettura. «Si è proceduto ad uno scambio di informazioni e ad oggi non ci sono inchieste che hanno toccato il nostro operato». Il rischio indubbio però è quello dei rallentamenti. «Avendo Infrastrutture Lombarde gestito più lavori, tra cui la piastra, bisognerà pensare a cosa fare. Al momento sono molto più preoccupato della prosecuzione dei lavori che delle tematiche di natura giudiziaria». Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha espresso gli stessi timori. «Abbiamo una grande priorità, l'Expo, e non possiamo perderci in polemiche e iniziative legali e giudiziarie. Dobbiamo concentrarci sull'esecuzione dei lavori». (S.Mo.)

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