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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2014 alle ore 08:18.

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Le regole ci sono tutte, ora tocca al mercato. Il quadro normativo per facilitare la diffusione di start-up innovative è praticamente completato: dopo la pubblicazione nei giorni scorsi sulla Gazzetta ufficiale del decreto attuativo per gli incentivi fiscali sugli investimenti, sono in corso di emanazione anche gli atti per sbloccare il "visto" per garantire una corsia veloce a chi vuole aprire una start-up in Italia. Il nostro Paese passo dopo passo sta dunque diventando un posto sempre più attraente per chi vuole aprire un'impresa innovativa come dimostra anche il mini-boom di iscrizioni al Registro speciale delle Camere di commercio nato un anno fa: sono in tutto 1.792 le start-up costituende o già costituite da non oltre 48 mesi già iscritte.
Pronto il visto super-veloce
L'"Italia start-up visa" è una delle misure che erano state inserite nel piano Destinazione Italia per semplificare l'ingresso di investitori stranieri. È alla firma il decreto direttoriale che istituisce il Comitato tecnico e sono in corso di emanazione le linee guida dei ministeri per il rilascio a cittadini extra Ue di visti di ingresso per motivi di lavoro autonomo, a valere sulla categoria start-up innovative del decreto Flussi 2013. Il Comitato tecnico, presieduto dal ministero dello Sviluppo economico e composto da associazioni di settore (private equity, parchi tecnologici, business angels, incubatori, università ed enti di ricerca), valuta i progetti di start-up innovativa provenienti da potenziali investitori esteri. In particolare, dovrà essere valutata la disponibilità di risorse finanziarie, dedicate alla start-up, per almeno 50mila euro. Questa documentazione, insieme a un modulo, ai curricula e a informazioni dettagliate sul progetto dovranno essere inviate per via telematica al Comitato. Quest'ultimo, su delega del richiedente, si impegna ad acquisire sempre in via telematica il nulla osta provvisorio ai fini dell'ingresso emesso dalla Questura. Svolti questi passaggi, e comunque entro 30 giorni dalla presentazione della documentazione completa, il Comitato concede o nega il suo nulla osta. A questo punto, l'investitore straniero dovrà presentare il "via libera" del Comitato alla rappresentanza diplomatico-consolare, insieme a documenti che attestino la disponbilità di un alloggio e di un reddito superiore al livello minimo previsto dalla legge per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria. Toccherà quindi all'ambasciata o al consolato di riferimento – «con ogni consentita speditezza» sottolineano le linee guida ministeriali – rilasciare il visto start-up, della durata di un anno. Una volta entrato in Italia, il destinatario dello "start-up visa" avrà 8 giorni per fare richiesta di permesso di soggiorno per lavoro autonomo, che avrà la stessa durata del visto (con possibile rinnovo).
Le agevolazioni già in vigore
«Il contesto normativo è ormai definito – spiega Stefano Firpo, capo della segreteria dello Sviluppo economico – Ci sono 1.800 start-up iscritte al registro. Molte stanno già utilizzando le opportunità del Fondo di garanzia, mentre per ora su stock option e work for equity c'è ancora poco fermento. Ora ci aspettiamo molto dall'attuazione degli incentivi fiscali». Il bonus fiscale appena entrato in vigore prevede infatti che le persone fisiche che investono in start up possono detrarre dall'Irpef un importo del 19% (l'investimento detraibile si calcola su massimo 500mila euro). Mentre le società possono dedurre dal proprio reddito un importo pari al 20% (in questo caso l'investimento massimo deducibile non dovrà eccedere 1,8 milioni). Tra le altre agevolazioni sono previsti oneri azzerati di costituzione e registrazione presso le Camere di commercio con l'esenzione dall'imposta di bollo e dai diritti di segreteria, oltre che dal pagamento del diritto annuale. Le start-up possono poi approfittare di un credito di imposta del 35% per assumere personale altamente qualificato e remunerare i propri collaboratori con stock option e i fornitori di servizi esterni (come avvocati e commercialisti) attraverso il work for equity. Mentre per conquistare il credito hanno un accesso semplificato, gratuito e diretto al Fondo centrale di garanzia. Infine da mesi sono in vigore le regole sul crowdfunding, una formula che prevede la possibilità di raccogliere tramite internet piccoli finanziamenti da parte di una platea potenzialmente illimitata in cambio di "ricompense" o profitti della società.
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