Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2014 alle ore 09:12.
L'ultima modifica è del 28 marzo 2014 alle ore 12:41.

My24

A volte ritornano. Questa volta non è il titolo di un film dell'orrore ma pur sempre un incubo per un'azienda biellese e il suo commercialista. A tornare, infatti, è una cartella di pagamento inviata da Equitalia nonostante già una volta sia stato accolto un ricorso presentato dalla società che opera nel settore dell'elettronica e dei computer. Finirà, probabilmente, nello stesso modo, ma intanto passano altri mesi e si accumulano altre carte e altro lavoro per la Commissione tributaria provinciale chiamata a pronunciarsi due volte sullo stesso identico caso.

La vicenda
A fine 2012 viene notificata all'azienda di Biella una cartella di pagamento relativa al versamento Irap del 2006. «Secondo quanto stabilito dall'articolo 25 del Dpr 602 – precisa Mario Rovetti, il commercialista che segue la vicenda per conto del cliente – si è trattato di una notifica tardiva, giunta oltre i termini stabiliti, che scadevano infatti il 31 dicembre 2010». Sulla base di quanto previsto dal Dpr, Rovetti presenta un'istanza di annullamento in autotutela della cartella , facendo presente a Equitalia l'intervenuta decadenza dei termini: «È una questione di certezza del diritto – spiega il commercialista – il contribuente deve ricevere le notifiche delle cartelle, per legge, entro una certa data, altrimenti sarebbe soggetto per tutta la vita al rischio di notifiche antichissime». L'istanza, tuttavia, non viene accolta dalla società di riscossione e quindi, all'inizio del 2013, azienda e consulente presentano ricorso contro la cartella di pagamento. Il procedimento viene discusso dalla Commissione tributaria provinciale di Biella, che accoglie il ricorso annullando la cartella «con la sentenza numero 155/1/2013 dello scorso mese di settembre» precisa Rovetti.
Per il commercialista la storia è chiusa. Tanto che lo comunica, soddisfatto, all'impresa cliente.

L'amara scoperta
Ma non è così. Infatti, a gennaio 2014 l'azienda biellese riceve una nuova cartella di pagamento. «È la stessa, identica di prima – dice il commercialista – Stessa contestazione e, ovviamente, stessi termini scaduti anzi, se possibile, più scaduti di prima. A questo punto contattiamo Equitalia facendo presente il paradosso della vicenda», ma per la società di riscossione «la sentenza ha soltanto sospeso la cartella, senza annullarla». Inevitabile, a questo punto, il passo successivo dell'azienda e del consulente: «Inviamo prima con posta elettronica certificata (Pec) il dispositivo della sentenza dal quale emerge chiaramente che il ricorso è stato accolto, quindi, in assenza di segnali confortanti da Equitalia, procediamo per cautela con un nuovo ricorso alla Commissione tributaria provinciale. È una situazione kafkiana».

La cartella è relativa a un importo di 1.300 euro. Ma l'ultimo paradosso non sta nell'entità della riscossione richiesta, quanto nel fatto che all'Agenzia delle entrate certamente questi soldi non arriveranno mai. «Se i termini fossero stati rispettati – spiega il commercialista biellese – la somma sarebbe stata dovuta. Ma essendo arrivata la cartella fuori tempo massimo non verrà mai pagata».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi