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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2014 alle ore 21:08.

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Giovanni Erbabianca, Lampade di design-rivestite con tessuti in lanaGiovanni Erbabianca, Lampade di design-rivestite con tessuti in lana

Oggi è considerata un rifiuto e rappresenta un costo per i pastori e per l'ambiente. Invece la lana "rustica" italiana potrebbe avere uno sbocco di mercato, con un fatturato stimato attorno ai 450 milioni di euro (27 dei quali provenienti solo da quella sarda prodotta in Toscana) e un appeal di sostenibilità ambientale, tracciabilità della filiera e valore aggiunto distribuito lungo tutta la catena produttiva

A questi risultati è arrivato il progetto Filiera del tessile sostenibile, finanziato dal dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Cnr con la collaborazione di Unioncamere Toscana, fondazione Clima e sostenibilità e Università di Firenze, e presentato giovedì nel capoluogo toscano. Il convegno è stata l'occasione per superare il pregiudizio più forte nei confronti della lana rustica, quello legato all'uso e allo stile: 17 aziende e giovani designer hanno reinventato questa lana grezza e ruvida – che ha un costo contenuto e una grande duttilità – mostrando come si possono realizzare capi d'abbigliamento, accessori moda, gioielli e complementi d'arredo, tutti esposti (una 40ina di prototipi) nelle sale di Palazzo Incontri.

«Vogliamo dimostrare – ha detto Giampiero Maracchi, consigliere della fondazione per il Clima e la sostenibilità e ispiratore del progetto – che il tessile sostenibile può essere veicolo di progresso e innovazione, tutela ambientale, valorizzazione del territorio e delle sue risorse naturali, sostegno del mestiere artigiano con piena soddisfazione dell'utente finale». Gli abiti e gli accessori sono stati selezionati dall'associazione Osservatorio dei mestieri d'arte (Oma) dell'Ente Cassa di risparmio di Firenze, visto che l'obiettivo finale è anche quello di sostenere l'artigianato di qualità. «Per questo – ha annunciato il direttore generale dell'Ente Cassa di risparmio di Firenze, Renato Gordini – è allo studio un progetto strategico rivolto ai giovani, alla ricerca e al sociale, per favorire il ricambio generazionale nell'artigianato, l'innovazione e le nuove tecnologie, le sinergie col turismo, l'arte e l'enogastronomia, che sono tra le peculiarità del nostro territorio apprezzate in tutto il mondo».

In Italia si producono grandi quantità di lana rustica, che però non viene sfruttata a differenza della Francia che ha quasi esaurito le risorse di lana grezza locale. L'indagine condotta dal Cnr ha dimostrato che anche in Italia esiste un mercato aperto e interessato all'acquisto di capi prodotti con lane locali. Un campione di oltre 900 intervistati si è dimostrato interessato a un prodotto certificato italiano, anche se due fattori influenzano più di tutti l'acquisto di capi di abbigliamento: il costo e il design. Ben venga dunque un prodotto realizzato con materiali italiani, ma che non costi troppo e, soprattutto, che sia bello. I prototipi esposti hanno mostrato i passi avanti fatti in questa direzione. Da non sottovalutare, secondo il Cnr, anche gli utilizzi delle lane locali per applicazioni nel tessile tecnico, ad esempio nel settore del florovivaismo.

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