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Questo articolo č stato pubblicato il 28 marzo 2014 alle ore 09:17.
L'ultima modifica č del 30 marzo 2014 alle ore 17:30.

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foto da corrieredelgiorno.comfoto da corrieredelgiorno.com

Hanno sperato nei progetti di rilancio che di volta in volta sono stati presentati, hanno seguito incontro dopo incontro le trattative al ministero dello Sviluppo economico, e ora tentano un'altra possibilitą: proporsi direttamente sul mercato e offrire a costo zero lo stabilimento di Ginosa, in provincia di Taranto, inattivo dal 2009 ma ancora funzionale ed efficiente. Č la nuova strada che stanno percorrendo i 181 operai ex Miroglio (tessile), attualmente in mobilitą.

E per dire che sono pronti a rimettersi in gioco hanno anche realizzato uno spot fatto girare sulla rete e nel quale descrivono la caratteristiche dell'impianto industriale. «Caro imprenditore - dicono i lavoratori -, le parliamo di economia, il motore di tutto ciņ che ci sostiene, senza il quale non solo i redditi e i fatturati, ma neppure i diritti sono possibili. La sua figura, riteniamo, č oggi una chiave fondamentale per salvare l'Italia, la democrazia, il lavoro e la giustizia sociale. Crediamo fortemente - affermano ancora gli ex Miroglio - che i problemi si affrontano con la forza delle idee e la capacitą di mettersi in gioco. La ripresa parte da tutti, ma, soprattutto, da chi ha voglia di fare impresa, assumendo da protagonista la missione storica di salvare se stessi salvando tutti noi italiani».

Lo stabilimento di Ginosa non costa nulla in quanto nelle scorse settimane il Comune lo ha formalmente acquisito dall'azienda piemontese, con passaggio dal notaio, al prezzo simbolico di un euro. Quell'impianto, quindi - 55mila metri quadrati coperti, 70mila scoperti, provvisto di magazzino automatizzato e centrale elettrica in grado di sfruttare anche le energie rinnovabili -, ora viene offerto a chiunque sia disponibile e voglia reindustrializzare con un nuovo progetto. I riferimenti sono il Comune di Ginosa, nella persona del sindaco, Vito De Palma, e la Regione Puglia, con l'assessore al Lavoro, Leo Caroli, i quali hanno ripreso il lavoro di ricerca e di contatto insieme al ministero dello Sviluppo economico una volta uscita definitivamente di scena la Wollo, societį di scouting incaricata dalla Miroglio. Punti di forza su cui gli amministratori locali fanno leva sono l'offerta gratuita del sito, la disponibilitį della forza lavoro, l'intervento della Regione Puglia nell'accompagnare sia la riconversione che la riqualificazione della manodopera, l'infrastrutturazione dell'area, molto vicina al porto di Taranto, all'autostrada Adriatica A/14 e alla statale Jonica 106. Ovviamente, chi punta allo stabilimento, deve anche riassumere il personale.

Tra il 2012 e il 2013 é sembrata profilarsi una possibilitį di rimettere in attivitį il complesso di Ginosa con le manifestazioni di interesse avanzate da alcune aziende: Q.Bell (schermi per computer e monitor), Termoform (espositori), Barbero (prodotti alimentari), Marcolana (tessile), e B4Energy (fotovoltaico). Che peró, per motivi diversi, sono venute meno una dietro l'altra. E cosķ ora gli ex Miroglio provano a ripartire proponendosi direttamente sul mercato e lanciando un appello al mondo dell'impresa.

Il gruppo tessile Miroglio era arrivato in provincia di Taranto negli anni '90 con gli incentivi pubblici della legge 181 del 1989 per la reindustrializzazione delle aree di crisi siderurgica. Si era all'indomani della prima ondata di prepensionamenti nell'acciaio di Stato e fu appunto ideata una legge, la cui gestione fu affidata alla Spi, una societį dell'Iri, con l'obiettivo di bilanciare attraverso nuove attivitį industriali le diverse centinaia di posti di lavoro persi tra altiforni e acciaierie. Miroglio, sulla scorta delle agevolazioni, aprķ due siti per la produzione di filati: a Castellaneta e a Ginosa. Chiuderanno dopo circa un decennio, prima Castellaneta, poi Ginosa, il piś grande dei due complessi e dismesso definitivamente nel 2009. E adesso anche il Comune di Castellaneta vorrebbe seguire la stessa strada di Ginosa, acquisendo l'impianto e provando a reindustrializzarlo in proprio. Sperando che funzioni.

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