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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 17:48.
L'ultima modifica è del 31 marzo 2014 alle ore 18:45.

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Italia poco attrattiva per gli investitori stranieri. Non è una novità, certo, ma oggi a quantificarlo è un nuovo Osservatorio elaborato da Aibe (Associazione delle Banche Estere operanti in Italia) in collaborazione con Ispo Ricerche, che ha interrogato sul tema un panel qualificato di operatori internazionali: fondi di private equity e fondi sovrani, investitori istituzionali, studi legali, giornalisti e camere di commercio estere. Il risultato è una sonora bocciatura, con un voto che si ferma a 33,2 su una scala da 0 a 100.

Ma l'Osservatorio si propone di andare oltre la mera registrazione di questo dato negativo e per questo fornisce anche l'indicazione degli interventi necessari a riscattare questa valutazione. L'obiettivo, ha spiegato il presidente di Aibe Guido Rosa, è fornire uno strumento di lavoro ai politici e alle imprese e aggiornare l'indice ogni sei mesi, per verificare l'evoluzione del nostro sistema. I nodi principali che rendono l'Italia poco attrattiva anche rispetto agli altri Paesi sono soprattutto l'eccesso di burocrazia, le lungaggini e la scarsa certezza della giustizia e un quadro fiscale non solo asfissiante ma soprattutto in continuo cambiamento, che determina scarsa fiducia negli investitori stranieri. Nemmeno l'Expo, secondo gli investitori stranieri, potrà cambiare questa valutazione. In compenso, il nostro Paese è apprezzato per «la qualità delle risorse umane» e «la solidità del sistema bancario». Inoltre, come nota Carlo Maria Pinardi, la bocciatura degli intervistati non è poi così netta: se infatti siamo decisamente più in basso rispetto a Germania e Gran Bretagna, siamo tuttavia considerati più attrattivi rispetto a Russia e Francia.

«Quello che serve - ha detto Guido Rosa - è un sistema capace di dare certezze agli interlocutori stranieri. Per migliorare l'indice di attrattività è necessario attuare da subito efficaci e credibili politiche di sviluppo, cominciando dallo sblocco di alcune rigidità nel mercato del lavoro e snellendo e migliorando il sistema fiscale e giuridico».

D'accordo si è detto Luigi Casero, viceministro dell'economia, che ha promesso da parte del governo un impegno sui punti emersi dall'indagine Aibe . «Stiamo mettendo a punto una serie di interventi che serviranno a semplificare la regolamentazione fiscale e l'apparato burocratico, ma anche il mercato del lavoro. Il nostro impegno è di realizzare le riforme in pochi mesi, seguendo un calendario ben preciso».

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