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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 16:28.

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REGGIO EMILIA – Una pressione fiscale troppo elevata e un carico di adempimenti burocratici legati al pagamento dei tributi che si trasforma in un ulteriore onere occulto. Gli industriali di Reggio Emilia, con l'annuale monitoraggio delle imposte applicate dai 45 Comuni della provincia emiliana, chiedono di esonerare i fabbricati industriali dall'applicazione della Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili, tra illuminazione pubblica, gestione del verde e sicurezza, e di non aumentare la tassa sui rifiuti, la cosiddetta Tari, che da quest'anno dovrebbe sostituire la Tares. «Il mondo produttivo, il motore del nostro sviluppo – dice Stefano Landi, presidente degli industriali reggiani - non sarebbe in grado di assorbire aumenti di imposte che ne condizionerebbero ulteriormente la capacità competitiva, in un momento in cui il sistema economico sta cercando di cogliere le opportunità di una pur debole ripresa».

L'indagine ha preso in esame le aliquote applicate nel 2013 confrontate con quelle previste l'anno precedente. A sollevare le rimostranze è soprattutto la Tares, aumentata da 36 Comuni su 45, vale a dire dall'80% delle amministrazioni. Solo nove, al contrario, hanno scelto di diminuirla. Un incremento di fronte al quale gli industriali chiedono «un sistema di imposizione – dice il vice presidente di Unindustria, Alberto Viappiani - parametrato agli effettivi quantitativi di rifiuti conferiti e non al calcolo delle superfici occupate, come avvenuto fino ad ora». Tanto che, pur aprendosi al confronto, non escludono una impugnazione delle delibere comunali, qualora dai Comuni non arrivasse un segnale di disponibilità a rivedere i criteri di determinazione dei costi fissi e variabili e della ripartizione tra utenze domestiche e non domestiche. Ma, in vista della Tasi, il vero timore degli imprenditori è che molti Comuni possano essere tentati di usufruire della deroga che consente di maggiorare dello 0,8 per mille l'aliquota massima prevista. Deroga, concessa solo per il 2014, che potrebbe far schizzare l'aliquota totale sugli immobili produttivi, tra Imu e Tasi, all'11,4 per mille, con un balzo del 7,5% rispetto all'aliquota massima Imu, fissata al 10,6 per mille. Eventualità che provocherebbe l'annullamento della mini deduzione dell'Imu introdotta l'anno scorso.

«Sono le imprese – protestano dall'associazione degli industriali - ad avere pagato il prezzo più elevato nel passaggio dall'Ici all'Imu, come dimostra l'aumento dell'imposta mediamente dovuta sui fabbricati industriali, tra il 2011 e il 2013, quasi raddoppiata a causa della combinazione dell'incremento delle aliquote e dell'allargamento della base imponibile». Questo senza contare, secondo Unindustria, l'appesantimento della burocrazia dovuto all'introduzione della nuova tassa sui rifiuti.

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