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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 13:33.
L'ultima modifica è del 01 aprile 2014 alle ore 13:44.

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Agli ambientalisti tarantini - o meglio all'ala piú radicale - non va giú il fatto che, da un anno a questa parte, la situazione sia migliorata e le emissioni inquinanti dell'Ilva drasticamente ridotte. Il dato simbolo dell'inversione di tendenza é il benzoapirene, fra le sostanze nocive piú pericolose perché associata al cancro. Nella relazione del 2013 l'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, é chiara: la media annuale delle emissioni di benzoapirene rilevata dalla stazione di via Machiavelli nel rione Tamburi, la piú vicina al siderurgico, é pari a 0,18 nanogrammi per metro cubo d'aria.

Uno dei dati migliori d'Italia, lo definisce l'Arpa, considerato che il valore soglia per il benzoapirene fissato dalla legge é di un nanogrammo. Ma gli ambientalisti di Peacelink lo contestano: attenti a quel calo. Puó esser dovuto all'ozono, dicono. Nel senso che, aggiungono gli esponenti di Peacelink, l'aumento dell'ozono puó aver influito sul benzoapirene. "L'ozono - dice infatti Peacelink - puó modificare significativamente i dati del benzoapirene abbassando le concentrazioni misurate. Il dato dell'inquinamento che ne risulta è quindi "abbattuto" dall'ozono" e perció "le misurazioni effettuate sarebbero a nostro avviso inattendibili".

Giorgio Assennato, direttore generale dell'Arpa Puglia, non ha per niente voglia di aprire una nuova polemica con Peacelink, ma un concetto chiaro lo esprime: "Potremmo fare questo discorso - sostiene - se avessimo un valore di benzoapirene border line, ovvero di poco sotto quello soglia. Nel caso di Taranto-Tamburi, invece, registriamo 0,18 nanogrammi di media annuale, abbondantemente sotto la soglia di un nanogrammo per metro cubo di aria. Di che parliamo allora? Eppoi, l'ozono é un fenomeno estivo mentre qui ragioniamo su base annua". E cosí se da piú mesi l'Arpa Puglia, dati alla mano, insiste nel dire che le condizioni ambientali di Taranto sono migliorate, anche se si tratta di un miglioramento congiunturale dovuto al fatto che l'Ilva sta producendo meno ed ha in attivitá un minor numero di cokerie e altiforni, e che la vera sfida ora sta nel rendere permanenti e definitive queste condizioni, Peacelink prova a rimettere tutto in discussione.

Quasi una sorta di continuo duello che vede una parte del mondo ambientalista tarantino attaccare sempre e comunque e propendere per la chiusura degli impianti. Altro esempio é l'Autorizzazione integrata ambientale all'Ilva. Ci sono interventi, come la copertura dei parchi minerali, che Taranto attendeva da molti anni, si sta cercando in tutti i modi di trovare le risorse finanziarie necessarie ai lavori, istituzioni, sindacati, imprese e anche il vescovo di Taranto chiedono che si superi l'incertezza perché risanamento ambientale, tutela della salute e posti di lavoro rischiano di essere messi in discussione, ma Peacelink prova a "sabotare" l'Aia cercando sponde in Europa e annunciando un incontro il 2 aprile col presidente del Parlamento Europeo, Martin Shulz, e l'11 aprile col commissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik. A Shulz, rende noto Peacelink, verrá presentato un dossier in cui si evidenzia "la posizione dell'associazione sui lacunosi monitoraggi e sulla scarsitá delle misure prese per proteggere gli operai e la popolazione dall'impatto ambientale e sanitario di un impianto siderurgico obsoleto e fuori dalle norme europee" mentre a Potocnik gli ambientalisti vogliono chiedere di far avanzare la procedura di infrazione per violazione delle norme ambientali che la commissione di Bruxelles ha aperto a settembre scorso nei confronti dell'Italia proprio sul caso Ilva.

Posizioni radicali, dunque, quelle assunte da Peacelink, con la quale spesso si ritrovano in sintonia il Fondo antidiossina onlus, un'altra organizzazione ambientalista, e il coportavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che é anche consigliere comunale a Taranto per il movimento "Taranto Respira". Posizioni che peró hanno spaccato il fronte ambientalista se si considera che un'associazione leader come Legambiente segue tutt'altra strada, pur non risparmiando critiche dure, e dissolto per inconciliabilitá di linee il cartello unitario di tutti i movimenti, Altamarea, a cui pure si devono le prime manifestazioni pubbliche contro l'inquinamento e l'avvio della campagna di sensibilizzazione dei tarantini.

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