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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 09:29.

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Da due giorni lo stabilimento di Acquaviva Picena è chiuso, i 146 dipendenti sono a casa e gli oltre 300 addetti dell'indotto tremano. Ma l'addio al sito ascolano e all'Italia annunciato cinque mesi fa da Roland, la multinazionale nipponica di strumenti musicali, non sarà una chiusura. Perché il gruppo teramano Proel – sistemi audio, video e lighting per lo spettacolo - ha ufficializzato venerdì scorso durante l'incontro al Mise l'interesse a salvare asset e risorse umane dello storico marchio di fisarmoniche elettroniche.

«Formalizzeremo la proposta entro il 15 aprile ed entro maggio sarà pronto il piano industriale di rilancio. La decisione di rilevare Roland Europe è fresca, ma sono già evidenti le grandi sinergie tra i due gruppi dal punto di vista tecnologico e dei canali distributivi», ammette Fabrizio Sorbe, presidente di Proel, 50 milioni di dollari di fatturato 2013, per il 65% export, e 68 dipendenti nei 28mila metri quadrati della fabbrica a Sant'Omero (Teramo), una ventina di chilometri a sud, in linea d'aria, da Acquaviva Picena.
Proel fungerà da contractor per la casa nipponica proseguendo la produzione di fisarmoniche elettroniche, in cui sono impegnati una dozzina di dipendenti dell'ormai ex Roland Europe e ha già iniziato a lavorare a un progetto «per recuperare le altre skill e competenze ascolane, specie nell'R&D, e potenziare la produzione made in Italy di prodotti elettronici innovativi non solo per il settore musical & instruments, ma anche per il largo consumo e le vendite online», precisa Sorbe.
La produzione di fisarmoniche ripartirà ad Acquaviva già dal prossimo 1° luglio, ma ci vorranno altri 6-12 mesi per riprogrammare prodotti, processi e reintegrare le maestranze. «Impossibile pensare di assorbire tutti i 146 dipendenti oggi sotto ammortizzatori sociali – afferma Sorbe – noi pensiamo di poter garantire un posto a 30-40 persone quando cominceremo a essere a regime nel 2015».

Il presidente degli industriali ascolani, Bruno Bucciarelli, che ha tessuto la trama dell'accordo marchigiano-abruzzese, è più ottimista: «Questo è un matrimonio insperato e sono convinto che la forza nella ricerca di Proel possa spalancare ulteriori possibilità di lavoro, soprattutto se istituzioni locali, regionali e Mise faranno la loro parte, a iniziare da una defiscalizzazione. Ci piacerebbe poter replicare una simile intesa anche per Haemonetics (altra multinazionale, americana, che ha abbandonato recentemente il territorio piceno mettendo in mobilità 185 addetti, ndr)».
Alla buona riuscita della vertenza Roland, riconosce Confindustria, ha contribuito fattivamente «l'atteggiamento responsabile e dignitoso delle maestranze che non hanno dissuaso l'interesse di possibili investitori come invece avvenuto nel caso di Haemonetics».

Proel non vuole parlare di cifre d'acquisto (i nipponici hanno stimato il sito di Acquaviva tra i 12 e i 15 milioni di euro) e di investimenti necessari per il rilancio, ma assieme al piano industriale da presentare al ministero il gruppo teramano sta valutando anche un ulteriore allargamento del capitale a soci esterni, dopo aver già aperto nel 2003 al private equity (un 9% delle quote societarie fa oggi capo a Intesa Sanpaolo) per accompagnare il rapido sviluppo, avvenuto all'insegna di diverse acquisizioni in Europa.
Corsi e ricorsi storici. Se nel 1976, quando chiuse la Farfisa – lo storico brand di tastiere con cui suonarono Pink Floyd, Led Zeppelin, Herbie Hancock - si guardò all'Estremo Oriente per trovare un acquirente, poi materializzatosi nei giapponesi di Roland che compraro la costola Siel creata da quattro ex dipendenti, oggi invece il cavaliere bianco è un'azienda italianissima, «orientata a potenziare qualità, tecnologia e design dell'elettronica musicale made in Italy», sottolinea il presidente. Nonostante le molte voci di potenziali buyer cinesi circolate negli ultimi mesi ad Ascoli e proprio mentre la casamadre giapponese Roland sposta la produzione di Acquaviva – che ha peraltro chiuso l'ultimo bilancio 2013 con 16 milioni di fatturato e un margine positivo di un milione di euro - in Cina e Indonesia inseguendo il richiamo della manodopera low cost.

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