Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2014 alle ore 15:36.

My24

Mentre a Milano migliaia di bambini si sono portati ieri a scuola il pranzo al sacco per lo sciopero del personale delle mense indetto dai sindacati Cgil e Csa, a Bologna sono genitori e scolari a proclamare il primo "sciopero al contrario": il 5 maggio gli alunni di materne ed elementari pubbliche andranno a scuola con panino al seguito, previa telefonata al call center comunale per disdire (e non pagare) il pasto comunale, «troppo caro e di pessima qualità» fanno sapere i genitori che coordinano l'Osservatorio mense.

Sotto accusa c'è Seribo, la società pubblico-privata controllata dal Comune che cura il servizio di ristorazione per 152 scuole elementari e materne della città, 18mila pasti serviti ogni giorno.

In effetti quasi 7 euro per un pranzo e uno spuntino pomeridiano - che metà dei bambini non tocca, lamentano le famiglie – sono davvero tanti. Le tariffe bolognesi, con gli ultimi incrementi decisi quest'anno (e il passaggio da tariffa fissa mensile a una mista a consumo, che sconta una percentuale per le assenze) sono tra le più care d'Italia: 6,60 euro, se si considera la tariffa massima (sopra i 25.178 euro di Isee familiare), contro i 4,90 euro di Firenze e Trieste, i 4 euro di Milano e Roma, i 3,55 di Venezia (dove la tariffa è unica indipendentemente dal reddito) e i 3,40 euro di Napoli. E mentre sotto i 2.500 euro di Isee a Firenze, Trieste, Roma e Venezia non si paga nulla, alle famiglie "povere" bolognesi il pasto a scuola del figlio costa 65 centesimi.

Un'assoluta novità nel sindacalizzato panorama scolastico e para-scolastico emiliano, dove finora le famiglie erano abituate a mandare i bimbi a scuola con il pranzo al sacco, almeno due o tre volte l'anno, per gli scioperi del personale Seribo, con la beffa di dover pure pagare il servizio mensa. A esacerbare gli animi ha sicuramente contribuito anche l'annuncio di due giorni fa della Giunta Merola che da quest'anno sarà pure eliminata la detrazione ai fini Imu per i figli conviventi under 18. Difficile stupirsi che l'Italia sia diventata il fanalino di coda in Europa per tasso di fecondità e politiche familiari, se pure l'Emilia è costretta a dichiarare l'insostenibilità del modello di servizi e di educazione all'infanzia che ha fatto scuola nel mondo.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi