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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2014 alle ore 10:51.

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Un procuratore speciale che consenta la costituzione parte civile del Comune di Taranto nel processo contro l'Ilva che parte il 19 giugno con la prima udienza preliminare. É la richiesta che ha formulato la Procura di Taranto al gup Wilma Gilli, nelle cui mani é passato l'enorme dossier sul disastro ambientale del siderurgico di Taranto. Perché un procuratore speciale? Il sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, a capo di una giunta di centrosinistra, é tra i 53 soggetti - 50 persone fisiche e 3 giuridiche - per le quali la Procura, dopo aver chiuso le indagini a fine ottobre con l'invio del relativo avviso di conclusione, ha in seguito chiesto al gup anche il rinvio a giudizio. Lo statuto del Comune di Taranto prevede che sia il sindaco a decidere se l'ente da lui rappresentato debba costituirsi o meno parte civile in un procedimento penale. Evidente, quindi, l'imcompatibilitá del sindaco Stefáno che dovrebbe costituirsi contro se stesso. Di qui, appunto, la richiesta al gup perché nomini un procuratore speciale. A questo punto, il gup Gilli puó procedere direttamente oppure investire del caso il prefetto di Taranto affinché sia questa figura istituzionale a nominare un rappresentante legale che assicuri la costituzione parte civile del Comune.

Il caso dell'incompatibilitá del sindaco di Taranto era stato sollevato nei giorni scorsi, proprio con una lettera al prefetto, dal cooportavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che é anche consigliere comunale di Taranto per il movimento "Taranto Respira". Nell'elenco delle persone di cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio ci sono, oltre al sindaco, che risponde di omissione di atti d'ufficio, anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussioni per quelle che i giudici ritengono essere state le sue pressioni sull'Arpa affinché "ammorbidisse" i controlli sull'Ilva, l'assessore regionale all'Ambiente, Lorenzo Nicastro, l'ex assessore regionale alle Politiche giovanili, Nicola Fratoianni - oggi parlamentare di Sel ma all'epoca dei fatti braccio destro del governatore nell'esecutivo -, il direttore generale dell'Arpa Puglia, l'Agenzia di protezione ambientale, Giorgio Assennato. Questi ultimi tre accusati di favoreggiamento. Per la Procura, avrebbero coperto Vendola e negato le sue pressioni pro-Ilva. Il rinvio a giudizio é stato ovviamente chiesto anche per i Riva, proprietari dell'Ilva: Emilio e i figli Nicola e Fabio. Per loro l'accusa é pesante: associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Coinvolti anche, con gravi accuse, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, e l'ex consulente per i rapporti istituzionale dell'azienda, Girolamo Archiná, "longa manus" dei Riva nelle istituzioni, nella politica e nel sindacato.

L'udienza del 19 giugno non si terrá a Palazzo di Giustizia ma nella palestra del comando provinciale dei Vigili del Fuoco nella zona periferica di Taranto. Le aule giudiziarie si sono infatti rivelate inadatte per accogliere l'ampio numero di avvocati e rappresentanti delle parti in causa previsto per un processo di primo grado che arriva a valle di un'inchiesta che, tra la metá del 2012 e il 2013, ha registrato numerosi arresti e sequestri. Ora, appunto, si decide se procedere o meno col rinvio a giudizio e quindi fissare l'inizio del processo vero e proprio. Ci sono anche oltre 240 parti lese: tra questi molti residenti nel quartiere Tamburi, vicinissimo all'Ilva, le cui polveri minerali hanno sporcato le facciate degli edifici e deprezzato il valore degli appartamenti. Anche una chiesa dei Tamburi, San Francesco De Geronimo, é tra le parti lese sempre per gli stessi motivi. Da rilevare che la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti e 53. Nessuno, rispetto all'invio dell'avviso di conclusione delle indagini, ha visto alleggerita la sua posizione. Non molti quelli che dopo l'avviso sono andati dai pm per farsi interrogare. Tra questi Vendola, che ha difeso l'operato da governatore e ribadito che con l'attivitá della sua amministrazione regionale l'inquinamento dell'Ilva é stato contrastato e l'Arpa potenziata nei controlli ambientali. In quanto al sindaco di Taranto, ha giá detto che non si dimetterá anche se dovesse essere rinviato a giudizio. Per Stefáno esiste nell'ordinamento la presunzione di innocenza sino al terzo grado di giudizio, e sull'accusa mossagli dalla Procura, ovvero non aver fatto quanto avrebbe potuto fare come autoritá sanitaria dopo aver presentato un esposto a Palazzo di Giustizia, cosí replica: "É anche grazie a quel mio esposto, che invitava i magistrati ad approfondire la pericolositá dell'inquinamento Ilva per la salute dei tarantini, che l'inchiesta giudiziaria é poi decollata. Non abbiamo contrastato l'Ilva? Ma quando il Comune ha emesso ordinanze per limitare l'attivitá degli impianti, il Tar ce le ha immediatamente sospese".

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