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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2014 alle ore 15:27.

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Centoventi miliardi di euro l'anno, ovvero l'1% del Pil comunitario. È quanto la corruzione costa all'Europa, numeri impressionanti che assumono una dimensione ancora maggiore se si considera che, secondo i dati raccolti nella relazione finale della commissione Crim (Criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio), adottata dal Parlamento europeo il 17 settembre scorso, il fenomeno della criminalità organizzata costerebbe all'Europa un abbassamento del prodotto interno lordo del 4-5%,mentre sono ben 3.600 le organizzazioni criminali internazionali censite nel territorio dell'Unione europea.

Al di là dei luoghi comuni la corruzione accomuna tutti i Paesi, tanto da essere segnalato dalla prima relazione della Commissione Europea sulla corruzione (EU Anti-corruption Report, febbraio 2014) , che analizza il fenomeno in tutti i 28 Stati membri, come un tema «a cui l'Unione deve dedicare maggiore attenzione». Anche in vista delle prossime elezione europee. Va infatti in questa direzione la campagna "Riparte il futuro" annunciata ieri dalle associazioni italiane Libera, e Gruppo Abele in collaborazione con Avviso Pubblico, dalla tedesca Mafia Nein Danke e dalle francesi Libera France e Anticor e «che si rivolge ai tutti i candidati delle elezioni europee e delle amministrative per chiedere impegni stringenti di trasparenza, integrità e responsabilità per sconfiggere la corruzione».

Dai dati dell'Eurobarometro 2013 sulla percezione e sulle esperienze dirette
di corruzione dei cittadini europei, risulta infatti che il 76% ritiene che la corruzione sia un fenomeno diffuso nel proprio Paese. La maggiore percezione si registra in Grecia (99%), Italia (97%), Lituania, Spagna e Repubblica Ceca (95%). Il 73% degli europei pensa che la corruzione sia il mezzo più immediato per ottenere alcuni servizi nel proprio Paese, con picchi in Grecia (93%), Cipro (92%), Slovenia e Croazia (89%).

Tra il 2010 e il 2013 è stato registrato in tutte le regioni italiane un peggioramento globale degli indici di corruzione percepita e richiesta. La situazione è comunque molto eterogenea: secondo una ricerca del Quality of Government Institute, per la voce "corruzione percepita e richiesta" a realtà virtuose al di sotto della media europea (Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Friuli) si alternano regioni molto al di sopra, figurando tra le zone più corrotte di tutta l'Unione (Campania, Calabria, Molise, Puglia, Lazio).

In questo quadro svolgere con correttezza il ruolo di amministratore locale è sempre più spesso a rischio. Nel 2013 sono stati 351 gli atti di minaccia e di intimidazione nei confronti degli amministratori locali e dei funzionari pubblici, censiti nell'ultimo Rapporto di Avviso Pubblico. Si parla di una media di 29 intimidazioni al mese, praticamente una ogni giorno. Rispetto al 2010, anno in cui è stato redatto il primo Rapporto, si registra un aumento del 66% dei casi, che risulta distribuito tra 18 regioni, 67 province e 200 comuni.
Per il 2013, con il 21% dei casi censiti, la Puglia supera quello che negli anni precedenti era stato il triste primato della Calabria, al terzo posto con il 19% dei casi, preceduta dalla Sicilia, con il 20% dei casi. A livello provinciale, il maggior numero di atti intimidatori e di minaccia è stato registrato nella provincia di Palermo.

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