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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2014 alle ore 12:31.
L'ultima modifica è del 16 aprile 2014 alle ore 13:08.

Un taglio del 10% del costo del contratto a tempo indeterminato, almeno per la fase iniziale, per rendere più convenienti le assunzioni. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, conferma l'intenzione di puntare soprattutto su due tipologie contrattuali per favorire l'ingresso nel mercato del lavoro; ovvero sui contratti a tempo indeterminato meno costosi e sui contratti a termine semplificati.
Due principali opzioni per le imprese
Questi ultimi sono stati aggravati del'1,4% dalla legge Fornero (per finanziare l'ammortizzatore Aspi), ma il governo con il Dl 34 che è all'esame della commissione Lavoro della Camera li ha resi più "appetibili" per le imprese, allungando a 36 mesi la durata del rapporto di lavoro a termine per il quale non è necessario indicare la causale. «Avremo bisogno di un contratto temporaneo, perché ci sono attività stagionali o con picchi, e di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti», ha osservato il ministro su Repubblica Tv. Questi due contratti devono essere «in equilibrio dal punto di vista dei costi», quindi rispetto all'attuale differenziale dell'1,4% «bisogna arrivare almeno al 10% perchè sia significativo»; in questa maniera «l'imprenditore deve potere scegliere o il tempo indeterminato perché gli conviene o il termine perché lo lascia più libero». Il riordino i rapporti di lavoro è contenuto nel Ddl delega assegnato al Senato: «se il Parlamento entro fine anno chiuderà la parte che gli compete – ha aggiunto – noi saremo in grado entro metà 2015 di concludere».
Sì ai pensionamenti flessibili
Un altro capitolo che il governo sta valutando è quello della flessibilizzazione del pensionamento per chi perde il posto. «Ci sono tante imprese che sarebbero disponibili ad anticipare una buonuscita perché hanno bisogno di ricambio», ragiona Poletti, «sto lavorando a un'idea molto semplice, ti manca un anno al pensionamento? Ti dò un assegno che non è la pensione fino a quando raggiungi i termini. Per questo anno la tua impresa continua a pagare i contributi previdenziali come tu fossi tornato a lavorare e l'assegno che ti ho dato in parte me lo restituisci nei tuoi 30 anni di pensione e un po' te lo paga lo Stato». Il tema verrà affrontato al tavolo che partirà dalla prossima settimana con l'Inps e le commissioni Lavoro di Camera e Senato per trovare una soluzione per gli esodati. La riforma pensionistica della Fornero, secondo il ministro Poletti «ha prodotto delle ingiustizie gravi», ma «bisogna essere onesti, l'Italia era arrivata con un piede dentro il baratro», è stata «una risposta non adeguata in un momento in cui abbiamo rischiato la bancarotta, dobbiamo ricordarcelo».
Una soluzione definitiva per gli esodati
L'intenzione del governo è quella di costruire una soluzione che riguardi tutti gli esodati», perché «continuare come negli ultimi anni con interventi di salvaguardia solo di gruppi di persone produce un effetto collaterale drammatico perché gli altri si sentono ingiustamente esclusi». Ad oggi, lo ricordiamo, in ripetute tranche stati "salvaguardati" 162mila esodati, ma le pensioni liquidate sono 38mila.
Le risorse per la cassa in deroga
Infine l'emergenza risorse per finanziare la cassa integrazione in deroga: «È in corso in questi giorni un lavoro di ricognizione», ha spiegato il ministro e «mi auguro che alla fine della prossima settimana si possano avere dati puntuali e coordinati». Secondo le Regioni manca all'appello 1 miliardo.
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