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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2014 alle ore 16:46.
Bologna - La conferma arriva dai numeri. La Riviera dell'Emilia Romagna, 110 chilometri di costa da Comacchio a Cattolica, è davvero la capitale italiana del turismo. Con 3.445 alberghi per oltre 110.000 camere, più di 300mila posti letto in alloggi privati, 83mila in campeggi e villaggi turistici e una rete di 1.600 stabilimenti balneari unica in Europa che dà occupazione a oltre 8.000 persone, l'industria delle vacanze della costa emiliano-romagnola è al primo posto nel Paese.
Da sola genera un volume d'affari diretto pari a oltre otto miliardi; le sole Cervia e Cesenatico, la prima in provincia di Ravenna, la seconda località nel Forlivese, macinano ogni anno una spesa turistica che sfiora i 750 milioni. La fotografia è stata scattata dal centro di studi economici Nomisma insieme alle cooperative bagnini delle due destinazioni turistiche e a Legacoop regionale. Mostra la forza economica di un sistema imprenditoriale che ha dimostrato di saper reggere all'urto della recessione meglio di altri settori, ma che paga comunque lo scotto della crisi, di problemi ambientali come l'erosione costiera, soprattutto dell'incertezza, secondo i vertici di Legacoop, della direttiva Bolkestein, che impone di mettere all'asta le concessioni demaniali entro il 2015.
«A causa della "Bolkestein" – dice Giovanni Monti, presidente regionale della centrale cooperativa – si è verificata una diminuzione drastica della propensione a investire e della disponibilità delle banche a finanziare le imprese. La capacità di innovare del nostro turismo è messa a dura prova, così come le condizioni per competere sui mercati internazionali. L'Europa non può ignorare tutto questo. Occorre difendere le straordinarie eccellenze della spiaggia italiana e condividere i percorsi di innovazione». Proprio la spiaggia resta il principale polo di attrazione. A partire proprio da quella di Cervia e Cesenatico, località utilizzate come campione dell'indagine. Ed entrambe in forte competizione con altre destinazioni dell'area del Mediterraneo e provate dalla crisi ma ancora ben posizionate nello scenario del turismo italiano. «Il vero cambiamento – prosegue Monti - si deve trovare in un progetto di riqualificazione che faccia leva sulla qualità del territorio, del sistema ricettivo, sul potenziamento dei sistemi di trasporto, sulla sostenibilità ambientale, sull'offerta culturale e l'innovazione dell'offerta balneare».
A Cervia i turisti stranieri costituiscono una quota significativa del totale delle circa 3,8 milioni di presenze (sono il 21%). Arrivano dalla Germania, dall'Austria, dalla Svizzera, dalla Francia, negli ultimi anni anche dalla Russia. Gli alberghi continuano ad assorbire la maggioranza dei flussi. Ma il caro-vacanze spinge sempre di più la ricerca di soggiorni in strutture extralberghiere. A sua volta il comune di Cesenatico ha accolto nella stagione balneare del 2013 oltre 460.000 turisti di cui più di 82mila stranieri (17,8% del totale), con una flessione del 7,6% delle presenze, dovuta principalmente a una contrazione della durata media dei pernottamenti. Cervia resta la regina del turismo del Ravennate, con il 60% delle presenze totali. Complessivamente i due comuni contano, nei soli mesi estivi, mediamente 7 milioni di presenze e oltre un milione di arrivi. Agosto si riconferma il mese del tutto esaurito. Gli alberghi che vanno per la maggiore sono i tre stelle - chi alloggia in strutture alberghiere spende tra i 65 e gli 87 euro pro-capite al giorno a Cervia e 56-78 euro a Cesenatico – con una spesa media giornaliera totale che in media, tra gli stranieri, può raggiungere i 103 euro pro-capite al giorno. Il PIL che viene attivato ogni 100 euro di spesa turistica in Emilia Romagna è pari mediamente a 73 euro, dei quali 43 diretti.
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