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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2014 alle ore 08:40.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2014 alle ore 08:52.

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Rafforzamento dei canali di credito alternativi alle banche, misure dirette alla patrimonializzazione delle imprese, taglio della bolletta elettrica per le Pmi, un nuovo pacchetto infrastrutture con bonus per le reti a banda larga. Prende forma un nuovo decreto crescita che il governo vorrebbe portare al consiglio dei ministri dopo le elezioni europee, probabilmente nella prima settimana di giugno.

Come anticipato dal Sole 24 Ore online lo scorso 7 maggio, il piano dello Sviluppo economico per rivedere gli oneri di sistema che gravano sulle bollette elettriche sarà accorpato ad altre misure, fortemente orientate ad assicurare liquidità alle imprese (si veda Il Sole 24 Ore del 17 maggio). Un decreto per l'industria e la competitività delle Pmi, che al momento dovrebbe essere composto da una ventina di articoli.
Liquidità alle imprese
Il decreto sarà la sede per formalizzare in norme alcune delle misure che sono state elaborate dalla task force sul credito creata dai ministeri dell'Economia e dello Sviluppo economico all'inizio di aprile. Un punto di partenza è il rafforzamento dell'Ace (aiuto alla crescita economica), una misura che fu introdotta dal decreto salva Italia del 2011 per favorire fiscalmente le società che accantonano gli utili a riserva o aumentano il patrimonio con apporti dei soci in denaro. Già potenziata con l'ultima legge di stabilità, la norma verrebbe ora modificata per premiare in modo specifico, nel caso di soggetti Irpef, gli aumenti di capitale, a fronte di una formulazione che oggi per il calcolo del beneficio fa leva sul patrimonio netto.

Una seconda modifica, ma con difficoltà di coperture ancora da risolvere, punterebbe ad estendere i benefici fiscali anche alle aziende che non fanno utili, mediante un calcolo sulla base imponibile Irap e non Ires. Resta in piedi anche l'ipotesi, già delineata nel piano Destinazione Italia del precedente governo ma non ancora varata, di un canale Ace specifico e rafforzato per le società che si quotano tramite aumento di capitale. Per le quotazioni delle Pmi si guarda anche a un alleggerimento degli adempienti per emittenti neo quotati e all'annullamento dell'imposta sulle plusvalenze per investitori che si impegnino in small caps con mantenimento dell'investimento per almeno tre anni.
Ancora incerto l'inserimento di una nuova "Tremonti ter" che premi con la detassazione il reinvestimento degli utili, misura di cui pure ha discusso in sede tecnica la task force. Si proseguirà poi sul canale delle formule alternative al credito bancario: nel Dl molto probabilmente troveranno spazio nuovi interventi per favorire gli strumenti delle cartolarizzazioni e dei credit funds che investono in minibond. Il gruppo di lavoro Mef-Mise si è soffermato anche sulla voluntary disclosure e sull'ipotesi di prevedere sanzioni più leggere per le imprese che varano aumenti di capitale, in questo caso all'interno però di un veicolo diverso dal nuovo Dl crescita.
Energia e infrastrutture
Prosegue tra più di qualche difficoltà il piano per ridurre la bolletta elettrica delle Pmi di circa il 10%, per un intervento stimato in 1,4-1,5 miliardi. Quasi la metà dell'intera operazione dovrebbe essere realizzata mediante una spalmatura da 20 a 25 anni degli incentivi riconosciuti al fotovoltaico, senza riconoscere interessi. Allo Sviluppo economico sperano di trovare in extremis il giusto equilibrio per superare le dure proteste dell'industria delle rinnovabili (ieri è stato il turno di Anie-Gifi e Assorinnovabili) e delle altre parti che a vario titolo verrebbero colpite dalle riduzioni di sussidi, a cominciare dall'industria degli "energivori".
In parallelo, in vista del decreto di inizio giugno si stanno approntando nuove misure di semplificazione per l'export e a Palazzo Chigi sono arrivati contributi anche da altri ministeri. Molto attivo il ministero delle Infrastrutture, che vorrebbe recuperare una serie di norme pronte ma non ancora varate. In prima fila ci sarebbe l'estensione agli investimenti per la banda larga del credito di imposta che oggi avvantaggia il project financing per infrastrutture tradizionali realizzate con capitali privati.

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