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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2014 alle ore 13:50.

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Dopo due mesi dalle iscrizioni online a «Garanzia giovani» (sono partite il 1° maggio) le regioni dovranno prendere in carico i ragazzi "Neet", a cui offrire poi un lavoro o una nuova opportunità formativa entro quattro mesi. Ancora però Molise e Sicilia non hanno firmato le convenzioni attuative con il ministero del Lavoro; e sono solo sette (ma tra poco diventeranno nove, con l'arrivo di Marche e Campania) le regioni che hanno aperto a una partecipazione attiva e diretta delle agenzie per il lavoro private attraverso l'accreditamento (a oggi sono Toscana, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sardegna e Abruzzo).

I tempi stringono (sono già oltre 45mila gli under29 iscritti al programma) e gli 1,5 miliardi di euro in dote per il biennio 2014-2015 sono stati suddivisi tra i territori. I piani regionali vanno un po' in ordine sparso, con il rischio di frenare il piano, perché non ovunque si valorizzano le imprese (e le scuole, soprattutto Its e poli tecnico professionali) e non si spinge forte verso un maggior collegamento pubblico-privato (con premi solo "a risultato"). In Sicilia, per esempio, l'attuazione di «Youth Guarantee» sarà affidata essenzialmente ai soggetti pubblici (ma è nota la scarsa efficienza dei centri per l'impiego). Lazio, Emilia Romagna e Liguria utilizzeranno invece partenariati pubblico–privati.
La Lombardia punterà su un modello già in piedi da mesi, voluto dall'assessore Valentina Aprea, che sta dando risultati più che positivi: la «Dote unica lavoro» (Dul). Una esperienza che apre "a logiche di mercato" i servizi per il lavoro, stimolando gli operatori a raggiungere risultati.

Al 14 maggio sono state assegnate 25.208 "doti" (altre 4.639 sono in fase di perfezionamento) e c'è un impegno finanziario di 47,3 milioni di euro. Sono arrivate "a risultato" (cioè hanno consentito l'inserimento lavorativo con un contratto a tempo determinato, indeterminato o di apprendistato) 4.387 doti, pari al 19,7%.
La "presa in carico" del soggetto (oltre ai giovani, possono accedere alla Dul anche over50 disoccupati e inoccupati) è strutturata per fasce di aiuto: dai casi più difficili, a quelli più facili. E i risultati raggiunti dimostrano che non è vero che i soggetti privati sono avvantaggiati nel collocamento (rispetto al pubblico che intermedierebbe solo i casi più complessi). Anzi. «Nella top ten degli operatori - spiegano dalla regione Lombardia - ci sono anche centri per l'impiego. A testimonianza di come il rimborso della dote solo se c'è un esito occupazionale spinge tutti gli operatori a un servizio più efficiente».

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