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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2014 alle ore 18:01.
L'ultima modifica è del 29 maggio 2014 alle ore 19:00.
Ore 9 del 29 maggio 2012: una scossa di 18 secondi e 5.8 gradi della scala Richter sbriciola case e capannoni tra Medolla e Cavezzo. Poi altre due scosse più lunghe, alle 12.55 e alle 13, pochi chilometri più a ovest, verso Novi e Carpi, causano 20 dei 27 morti e l'80% dei quasi 12 miliardi di danni complessivi che il terremoto emiliano ha lasciato dietro di sé. Sono passati oggi due anni esatti da quella seconda e drammatica giornata (la prima, il 20 maggio, ha fatto tremare soprattutto la zona estense) incisa nella memoria dei modenesi.
Una giornata di commemorazioni, concerti, mostre in cui protagoniste non sono però le macerie, di cui non c'è quasi più traccia nel cratere, ma capacità e tenacia del territorio di ripartire e cogliere l'occasione della ricostruzione per migliorare l'esistente, dalle scuole agli ospedali, dalle case alle fabbriche.
Ed è il distretto simbolo del "terremoto dei capannoni", il polo biomedicale di Mirandola, a ergersi oggi a esempio di quella caparbietà. Nel cluster modenese, terzo al mondo per importanza, secondo in Europa - con le sue 94 aziende, i 3.500 occupati gli oltre 900 milioni di fatturato – si vedono ancora in giro poche gru e alcune impalcature, ma "l'attività è tornata a pieno regime, siamo tutti ripartiti - afferma Giuliana Gavioli, caposezione Biomedicale di Confindustria Modena – e le multinazionali non solo non se ne sono andate, ma stanno investendo e potenziando la loro capacità produttiva nel distretto".
La crescita delle vendite oltreconfine (+6,3% l'anno scorso secondo il Monitor Intesa SanPaolo) ne sono la riprova, assieme alle decine di milioni che stanno arrivando dai big mondiali dell'healthcare quali Fresenius, Sorin, Baxter che porteranno nuovo valore aggiunto e occupazione nel cluster emiliano. "Anche noi abbiamo in programma 11 milioni di investimenti tra la ricostruzione e l'ampliamento del sito di Medolla e il rafforzamento della R&S, con l'obiettivo di arrivare nel giro di cinque anni a 40 milioni di fatturato, raddoppiando i numeri di oggi", afferma Stefano Foschieri, amministratore delegato di Eurosets. Non un colosso, bensì una Pmi italiana da 22 milioni di euro di ricavi e 130 addetti, che al pari delle multinazionali non si è però persa d'animo ed è ripartita nel giro di poche settimane per ben due volte, prima dopo il terremoto, poi dopo l'alluvione del 19 gennaio scorso (altre 2mila aziende coinvolte nell'esondazione del Secchia e 210 milioni di euro di danni, da poco coperti da risorse ministeriali).
"Un amaro scherzo del destino, ora ci manca davvero solo un incendio e abbiamo fatto tombola, per fortuna eravamo assicurati per entrambe le calamità", racconta l'ad. Che ha fatto i conti con 5 milioni e mezzo di danni per le scosse di due anni fa, poi con un milione di euro di spese per delocalizzare l'attività a Bastiglia, dove però cinque mesi fa si è ritrovato con un metro di acqua del fiume Secchia nella fabbrica temporanea e altri due milioni e mezzo di danni, tra materiale da gettare e attrezzature compromesse. "Spero che per i prossimi cent'anni i nostri figli non debbano patire ciò che abbiamo patito noi", aggiunge. Una sofferenza che ha sempre indotto reazioni immediate e non rassegnazione supina, "anche perché fermarsi significava non solo perdere commesse e mercato ma mettere a repentaglio la vita dei pazienti: produciamo dispositivi medici per l'autotrasfusione, la cardiochirurgia e l'ortopedia che forniamo agli ospedali di tutta Italia", precisa Foschieri.
Il 13 agosto 2012, 76 giorni dopo il terremoto, Eurosets (del gruppo romagnolo Gvm) aveva già ripristinato la camera bianca, cuore della produzione, e una settimana dopo l'alluvione avevano già asciugato tutta l'acqua nel sito di Bastiglia e ripreso a lavorare. "La nostra fortuna, oggi, è avere quasi 30mila mq di terreno attorno ai 5mila mq del vecchio stabilimento di Medolla distrutto dal sisma e quindi avere gli spazi per una crescita adeguata in tempi rapidi. Vogliamo riaccendere i nostri macchinari all'intero del distretto biomedicale il 1° settembre 2015. Intanto ci prepariamo a chiudere quest'anno un altro bilancio in crescita di oltre dieci punti percentuali, dopo un 2012 archiviato, nonostante il sisma, con un +8% e un 2013 in ulteriore progresso del 15 per cento".
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