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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2014 alle ore 16:21.

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Digital manufacturing e bioeconomia saranno il motore della due giorni di confronto tra mondo della ricerca e sistema imprenditoriale che si apre oggi a Bologna sotto l'insegna di R2B - Research to Business. Nona edizione del salone internazionale della ricerca industriale e dell'innovazione che ambisce a colmare il ritardo enorme del nostro Paese in tema di R&S.

È di pochi giorni fa la strigliata arrivata all'Italia da Bruxelles per gli scarsi investimenti in tecnologia e la bassissima produttività: l'ultimo report degli Affari economici della Commissione europea mostra infatti come nel decennio della crisi le economie dell'eurozona che più hanno investito in settori all'avanguardia e hi-tech – vedi la Germania - hanno retto meglio l'urto. Mentre la nostra penisola, in buona compagnia di Spagna e Portogallo, finisce nella lista nera dei Paesi a basso Tfp (total factor productivity, il fattore che calcola il peso dei vari fattori sulla produttività di un Paese, tra cui spiccano R&S, burocrazia, formazione).

L'Istat conferma il gap, anche se i dati più recenti sul tasso di spesa in tecnologia e innovazione sono fermi al 2011: con appena l'1,25% del Pil impegnato in R&S (una percentuale in calo rispetto agli anni precedenti) l'Italia si attesta al 16° posto della classifica europea, ben lontana da Danimarca, Germania e Finlandia, dove si è già raggiunto l'obiettivo del 3% (noi abbiamo il traguardo dell'1,53% da qui al 2020). E poco consola – rileva Confindustria – che a fronte dei 9 miliardi scarsi messi in pista per l'innovazione dai fondi pubblici ce ne siano altri 10 stanziati dalle imprese, perché - e qui è l'altra debolezza italiana - ben il 70,4% degli investimenti arriva dai big industriali. Mentre resta bassa l'incidenza delle medie (20,1% delle risorse) e delle piccole (9,4%) aziende che innovano.

Parte da queste premesse il salone bolognese R2B, oggi e domani nel quartiere fieristico, per dare una risposta alla fame di crescita sostenibile del manifatturiero nazionale: sono già in agenda oltre 1.000 incontri one-to-one promossi dall'Enterprise Europe Network, nell'ambito dell'iniziativa Innovat&Match, per aiutare imprese e ricercatori a trovare e concludere partnership internazionali e accordi di ricerca e tecnologici. Con un fitto programma di convegni dedicati al rinascimento della manifattura, dalle nuove tecnologie digitali applicate alle produzioni artigiane alla bioeconomia.

Uno sviluppo sostenibile che passa, necessariamente, attraverso l'innovazione e la collaborazione tra imprese e ricerca. Analizzando i dati del cruscotto Aster - lo strumento che monitora i contratti sottoscritti con le imprese dai soggetti appartenenti alla Rete regionale alta tecnologia – si rileva che nel quinquennio 2009-2013 in Emilia-Romagna sono stati sottoscritti circa 1.600 contratti di ricerca tra imprese e laboratori per un valore di 119 milioni di euro e che grazie a tali contratti hanno lavorato 224 giovani ricercatori. Il 57% dei finanziamenti utilizzati per sostenere la ricerca delle imprese sono pubblici (il 72% è rappresentato da fondi regionali, il 22% nazionali e solo il 6% da fondi europei o internazionali). Le imprese hanno investito mediamente risorse proprie per il 43% dei costi complessivi.

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