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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 14:57.

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"L'impresa è alla base di tutto il pensiero di mio padre, l'impresa intesa come mezzo per migliorare la qualità della vita delle persone, della comunità e del territorio dove la fabbrica produce. L'occasione, offerta da questa seconda edizione del festival organizzato da Istao, di riflettere sul ruolo dell'impresa e del lavoro è quanto mai importante in una fase storica come l'attuale, in cui i modello acquisiti di formazione e occupazione stanno dimostrando tutta la loro debolezza". Le parole di Laura Olivetti, ultima figlia di Adriano e presidente dell'omonima Fondazione, fanno da cornice alla due giorni del Festival di cultura olivettiana che si è aperta ieri pomeriggio all'Istituto Adriano Olivetti di Ancona.

"Una seconda edizione che è di per sè un segnale positivo, perché alimenta la nostra prospettiva di poter rendere questo evento un appuntamento annuale del nostro istituto, che vorremmo declinare di volta in volta su un tema specifico del ricchissimo pensiero dell'imprenditore di Ivrea", afferma il presidente dell'Istao, Andrea Merloni. E tira le somme del suo triennio alla presidenza della scuola di business dorica, l'unica creata sul territorio nazionale della Fondazione Olivetti, nel 1967.

"Un triennio non facile, perché la crisi ha ridotto la spesa delle aziende per la formazione executive e i conti ne ha risentito, anche se già quest'anno ci sono segnali di recupero, grazie anche alla maggiore focalizzazione della nostra offerta su pacchetti formativi a misura delle singole imprese", aggiunge Andrea, terza generazione della dinastia Merloni da cui è nato il modello economico marchigiano e che condivide con la famiglia Olivetti il credo in una finalità sociale dell'impresa.

Tema di questa seconda edizione 2014 della rassegna è la formazione, che ha visto e che vedrà oggi confrontarsi a Villa Favorita rettori universitari, responsabili della formazione e delle risorse umane di aziende come Eni, Intesa Sanpaolo, Bosch e imprenditori del calibro di Francesco Casoli (gruppo Elica) e Vito Gulli (Generale Conserve-Asdomar). "La crisi ha costretto tutto il Paese a rivalutare il ruolo dell'impresa all'interno della comunità e negli ultimi mesi vedo segnali di cambiamento anche a livello governativo – aggiunge Laura Olivetti – nell'approccio al tema del lavoro e della formazione". Incalza il presidente Istao: "Spero che anche le famiglie italiane, di fronte ai numeri drammatici della disoccupazione, si stiano rendendo conto che il miglior investimento da fare per i figli non sono i Bot o il mattone, ma la formazione, la conoscenza. Non serve avere una casa a Fabriano per lavorare in Indesit, servono le competenze che permettono a un giovane di talento di girare il mondo e di crescere".

Da qui la scelta dell'Istituto Adriano Olivetti – fondato dall'economista Giorgio Fuà su impulso della Fondazione canavese – di "aumentare la proposta formativa per i neolaureati portando i master da tre a sette, di potenziare il catalogo dell'executive education con progetti su richiesta delle aziende - entra nel dettaglio dell'offerta il direttore generale della scuola anconetana, Giuliano Calza - e di internazionalizzarsi: gli studenti stranieri sono aumentati del 20% nell'ultimo triennio e abbiamo attivato importanti collaborazioni con atenei americani come l'Indiana e la Fordham University, l'inglese Coventry University, l'Università di Zagabria e di Brno".

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