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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2014 alle ore 15:05.

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In crisi la produzione industriale di pesto, rischi per la rucola. La globalizzazione, anche in campo alimentare ed agricolo, comporta anche questi rischi. E non a caso la Commissione europea ha elaborato una proposta per fronteggiare le "specie aliene invasive", in modo da proteggere biodiversità ed ecosistemi. Ma anche per ridurre l'impatto degli "alieni" sulla salute dell'uomo, degli aninali e delle piante, e per minimizzare gli effetti negativi sull'economica dei Paesi invasi dai patogeni portati da semi o da altri materiali vegetali.

In Italia, per fronteggiare la minaccia, lavora da anni Agroinnova, il centro di competenza per l'innovazione in campo agroambientale dell'Università di Torino. Agroinnova, con un budget di 7-8 milioni all'anno, può contare sul lavoro di due docenti universitari, più di 40 tra dottorandi, assegnisti, consulenti e collaboratori, ed è impegnato su oltre 40 progetti di ricerca (12 dei quali finanziati dall'Unione europea e da agenzie internazionali). Dal 2003 ad oggi il centro ha attivato 50 corsi di formazione di alto livello che hanno avuto ricadute internazionali. D'altronde il 30% del personale di Agroinnova è straniero e il centro torinese coordina progetti che coinvolgono Cina, India, Serbia, Marocco, Romania.

Quanto all'attività di difesa della produzione italiana, Agroinnova riuscì ad inviduare già all'inizio degli Anni 2000 le contromisure per combattere la Peronospora belbharii che attacca le colture di basilico del nostro Paese. Un attacco che si è ripetuto lo scorso anno a causa di un'annata fredda e piovosa e che ha provocato danni ingenti alle colture presenti in Piemonte, Emilia Romagna e Liguria. Il patogeno era stato rilevato negli anni '30 in Uganda, ma nessuno prese in considerazione la minaccia sino a quando non si presentò in un orto familiare in Svizzera nel 2002.

Situazione analoga per la rucola. La Plectosphaerella cucumerina si sta diffondendo in Campania e Lombardia grazie al fatto che il materiale riproduttivo proviene spesso da Paesi in via di sviluppo, favorendo la rapida diffusione di parassiti in molte aree geografiche diverse. La nuova malattia è stata rilevata, per la prima volta nel mondo, proprio da Agroinnova. «Noi - spiega Angelo Garibaldi, presidente del centro – disponiamo di un laboratorio attrezzato e specializzato che opera in stretto contatto con le aziende sementiere e ci occupiamo anche di tecniche di concia, cioé di risanamento, dei semi con i metodi derivanti dalla ricerca».

E Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova, aggiunge che le aziende devono comprendere che «una collaborazione sempre più stretta tra ricercatori, imprese e agricoltori giova all'intero sistema, soprattutto se si considera che la globalizzazione dei mercati e lo scambio di sementi da un Paese all'altro non si può fermare, ma i parassiti possono essere respinti».

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