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Questo articolo è stato pubblicato il 11 giugno 2014 alle ore 11:43.

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Rischio di incidente rilevante, compensazioni ambientali, occupazione di cantiere: l'Eni annuncia novità per il progetto "Tempa Rossa", la parte logistica del giacimento petrolifero della Basilicata che riguarda proprio Taranto. In un confronto con l'Amministrazione comunale, l'Eni - partner in quest'iniziativa di Total, Shell e Mitsui - ha infatti assicurato che presenterà un nuovo quadro d'insieme nel giro di 15 giorni.

L'obiettivo è superare opposizioni e contrarietà manifestate proprio dal Comune. Dopo l'insofferenza manifestata dalle compagnie internazionali, i cui rappresentanti hanno avuto a Taranto una serie di incontri qualche mese fa per capire cosa stesse succedendo e perchè un investimento da 300 milioni fosse bloccato nonostante l'ok del Cipe, dopo un vertice al ministero dello Sviluppo economico conclusosi con un nulla di fatto, dopo la visita a Taranto dell'ambasciatore giapponese in Italia che ha incontrato il sindaco Ezio Stefáno parlandogli anche di "Tempa Rossa" (la Mitsui è infatti giapponese), ora l'Eni prova a tirar fuori il progetto dalle secche in cui è incagliato. L'opera non si presenta facile perchè il Comune, in attesa di capire quali siano i fatti nuovi e se davvero ce ne saranno, tiene ferma la sua linea, orientata al no, e ricorda l'ordine del giorno approvato nel 2012 in Consiglio comunale col quale appunto si sbarrava la strada al progetto.

L'appendice tarantina del progetto prevede che attraverso una bretella di collegamento di una decina di chilometri il petrolio estratto a "Tempa Rossa" (2,7 milioni di tonnellate annue) sia "instradato" verso l'oleodotto di Viggiano sempre in Basilicata, già esistente, e da qui raggiunga Taranto. Nell'area del porto si tratta di costruire due serbatoi per 180mila metri cubi di ricezione complessiva. I due serbatoi funzionerebbero alternativamente per la ricezione del greggio e il carico delle navi. Inoltre va allungato di circa 300 metri il pontile petroli esistente. Aumenterebbe anche il traffico navale: di un centinaio di unità rispetto al movimento attuale. Passerebbe infatti da 45 a circa 140 navi l'anno. Shell, Total e Mitsui farebbero affluire a Taranto le navi che devono caricare il greggio per trasferirlo sui mercati. Una base logistica, dunque, e nessuna lavorazione del greggio in arrivo. Però, senza il via libera del Comune e le necessarie autorizzazioni, tutto rimane fermo.

«Per me il progetto Tempa Rossa andrebbe realizzato. Penso che non si possa rinunciare ad un investimento da 300 milioni» ha detto nelle scorse settimane il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, dopo un vertice a Roma ed una visita a Taranto, precisando tuttavia che spetta al Comune decidere. Tuttavia il ministero dello Sviluppo economico, considerando la rilevanza dell'opera, non esclude di centralizzare procedure, autorizzazioni e decisioni per evitare che la stasi si prolunghi. Pesa anche il fatto che il piano regolatore portuale è ancora bloccato ma il sindaco, in proposito, spiega che si attendono le decisioni della Regione Puglia cui è stato chiesto di evitare per il prg del porto la Vas, la Valutazione ambientale strategica, avendola già fatta l'Autorità portuale. La Regione Puglia non ha ancora risposto. Rimangono quindi un punto interrogativo i tempi di approvazione del prg portuale considerato che il via libera della Regione, competente sugli strumenti urbanistici, ha bisogno anzitutto della variante al piano regolatore generale da parte del Comune di Taranto. Quest'ultima, a sua volta, va approvata dal Consiglio comunale e pubblicata per eventuali osservazioni. Ma prima di procedere il Comune vuole sapere cosa deciderà la Regione Puglia sulla Vas. Ecco perché il ministero delle Infrastrutture ora sta pensando ad una strada diversa per sbloccare le opere di "Tempa Rossa" ed Eni gioca la carta della revisione del progetto.

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