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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 06:38.

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Monica D'Ascenzo
«Stiamo guardando diversi dossier in comparti differenti. Abbiamo una pipeline di investimenti molto ricca con target di fatturato da 100 a 600 milioni e un enterprise value tra i 150 milioni e un miliardo». Francesco Trapani, nella sua nuova veste di investitore come vicepresidente esecutivo di Clessidra, dove è entrato come azionista, operating partner e componente del consiglio di amministrazione, è molto positivo sui prossimi sviluppi della sua avventura e nel mirino ha già azienda «dell'abbigliamento e degli accessori per prodotti di lusso».
Primo fra tutti Harmont & Blaine: «Stiamo continuando l'attività di due diligence e la negoziazione con l'azionista - ha spiegato Trapani, a margine del 6° Luxury Summit organizzato dal Sole 24 Ore -. Il progetto è concreto e, se va in porto, dovrebbe concludersi probabilmente entro l'estate. Clessidra condivide il business plan dell'azienda, anche se andrà implementato e definito nei dettagli» L'azienda va certamente nella direzione di un'espansione internazionale, evidenzia Trapani, secondo cui la quotazione di Harmont & Blaine «è possibile» e l'orizzonte temporale è di «due o tre anni è realistico». Clessidra, invece, non è fra i corteggiatori di Cavalli: «Sappiamo che girano dossier, ma al momento non li stiamo guardando» e sul nulla di fatto con Versace il manager precisa: «Per realizzare un investimento devono esserci le condizioni e l'operazione Versace non era per nulla adatta a Clessidra perché saremmo stati azionisti di minoranza senza possibilità di incidere sulla governance aziendale».
Tornando, invece, a parlare più in generale di lusso, la sua vocazione naturale dopo 30 anni alla guida di Bulgari fino alla cessione al gruppo Lvmh nel 2011, Trapani ha osservato che i multipli delle operazioni, oltre 14 volte il margine operativo lordo (Ebitda) in media, sono dettati dagli andamenti di Borsa del comparto e riflettono le prospettive stabili delle aziende, come nel caso di Bulgari, cui è stato riconosciuto un multiplo di 28,2 volte il margine operativo lordo: «Bulgari è stata acquistata a un prezzo molto caro, ma bisogna considerare l'operazione in prospettiva: oggi, a distanza di tre anni, ha profitti doppi rispetto al momento della vendita» osserva Trapani, che per il contratto firmato con Lvmh ha una clausola di non concorrenza nel comparto gioielleria e per un paio di aziende di soft luxury estere.
Mano libera, quindi, sul resto e «in Italia esistono diverse opportunità interessanti» anche se sempre più spesso i private equity si troveranno ad affrontare la concorrenza di nuovi investitori: «Dall'Asia e dal Medio Oriente arrivano operatori che hanno disponibilità di capitali. La concorrenza, quindi, non è solo più anglosassone». La buona notizia, comunque, è il ritorno di investimenti in Italia: «L'ordine di scuderia sembra essere quello di tornare ad investire nel Sud Europa e in Italia si ha la percezione, dopo le elezioni europee, che ci sia una maggiore stabilità politica».
monica.dascenzo@ilsole24ore.com
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