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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 13 giugno 2014 alle ore 06:57.

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VERONA. Dal nostro inviato
Acquisizione dopo acquisizione, nel mondo la testa della filiera del settore automotive diventa sempre più grande, e sempre più forte. I «piccoli» della subfornitura italiana rincorrono. In questi anni hanno saputo affilare le armi e internazionalizzarsi: ora, però, è arrivato il momento di riorganizzarsi, investire, e pensare a nuove strategie di crescita e di consolidamento del mercato. Metef, la tre giorni dedicata all'alluminio, organizzata in questi giorni in FieraVerona (si concluderà oggi), ha messo ieri intorno a un tavolo tutti gli attori della filiera: da Anfia (industrie automobilistiche) ad Assofond (fonderie), passando per i produttori di macchine per la fonderia (Amafond) e per i produttori di alluminio riuniti in Assomet.
Per tutti i protagonisti del settore è chiaro che saranno ancora una volta i mercati esteri a fornire le principali risposte sul futuro del comparto. Negli ultimi anni l'export ha salvato i fatturati di tutti gli attori della filiera, grazie al traino della Germania e allo strapotere dei Paesi emergenti. Il saldo export degli associati Anfia, per esempio, nel 2013 è stato positivo per 8,2 miliardi; per Assofond, nonostante il peso storico di Germania e Francia, la quota dei mercati extraUe è crescente. Ora però è il momento di guardare ad altre opportunità, rappresentate non solo dai nuovi mercati («con Russia, Brasile e India frenate, bisogna guardare al Messico, all'Indonsia, all'Iran, alla Polonia» ha spiegato sempre ieri Andrea Marinoni, partner di Roland Berger), ma anche da nuovi posizionamenti organizzativi, spesso giocoforza dettati dalle multinazionali del settore.
«Ai nostri fornitori – ha spiegato Francesco Rondinelli, head of purchasing Emea per Cnh – chiediamo di fornire una supply partnership completa: lavorare a stretto contatto sviluppando insieme progetti e tecnologie». Il presidente di Assofond Roberto Ariotti ha confermato che «per molte realtà l'internazionalizzazione è possibile solo col tramite di un committente più strutturato. Dobbiamo lavorare insieme per lo sviluppo, cooperare su progetti specifici, dividendoci le responsabilità e gli oneri». A questo proposito Ariotti ha ricordato la recente iniziativa di Assofond, finalizzata a «fare emergere, nelle università, network di lavoro nelle progettazioni sui nuovi materiali, mettendo in sinergia le competenze accademiche con quelle delle aziende». Aurelio Nervo, ad di Skf Industrie ha sottolineato che «senza lo sviluppo e la ricerca in futuro sarà più difficile restare al passo con il mercato globale. Vanno favorite aggregazioni – ha detto – per creare una massa critica finalizzata alla ricerca». Paolo Pozzo, ad di Agrati ha citato l'esperienza della propria azienda con la piattaforma VolksWagen, 5 milioni di veicoli in tutto il mondo che «richiedono – ha detto – difettosità prossima allo zero. Questo è il vero valore aggiunto da cercare nel nostro settore».
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CIFRE SIMBOLICHE

8,2 miliardi
Il saldo Anfia
La vocazione all'export dei settori riuniti al Metef è simbolicamente rappresentata dal dato relativo al saldo export degli associati Anfia: nel 2013 stato positivo per 8,2 miliardi
5 milioni
Veicoli con la piattaforma Vw
Un'altra cifra simbolica della competitività made in Italy: con la piattaforma realizzata da Agrati per Volkswagen vengono realizzati 5 milioni di veicoli

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