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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 07:28.
L'ultima modifica è del 17 giugno 2014 alle ore 07:30.

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Il settore agroalimentare in Campania presenta performance economiche in controtendenza rispetto all'area, ed in crescita anche in un periodo di difficoltà dell'economia. Un ruolo trainante al suo interno è svolto dal settore della produzione e trasformazione del pomodoro. Uno studio sul settore, curato da Unicredit, rivela che il comparto delle conserve alimentari vegetali, settore particolarmente export-oriented, destina all'export il 64% delle produzioni (a fronte del 28% dell'industria alimentare italiana in generale).

Verso i principali Paesi Europei (67%), gli Stati Uniti (7%), Giappone (6%) e Australia (5%). Con un incremento del 4,8 per cento nel 2013 rispetto all'anno precedente.
Ancora più orientato alle esportazioni il pomodoro pelato, prodotto per l'85% nell'Agro Nocerino Sarnese e venduto all'estero per il 72%.

Questo, per linee generali il quadro del settore ritratto dallo studio di Unicredit e presentato ad Angri, nella sede della ex Stazione sperimentale per la lavorazione del pomodoro, in un incontro promosso in collaborazione con Anicav (l'Associazione di categoria che riunisce il 95% delle imprese del settore). La giornata di studio ha consentito anche la firma di un accordo tra UniCredit e ANICAV per la realizzazione di un'azione congiunta tesa allo sviluppo dell'internazionalizzazione e dell'innovazione dell'industria conserviera. A tal fine, UniCredit mette a disposizione delle oltre 100 imprese aderenti ad Anicav finanziamenti e servizi. Anicav, si impegna a diffondere tra le imprese associate i contenuti dell'intesa.

«Guardiamo a questo distretto perché ha un impatto importante sul pil italiano e sull'export del sud. Nel settore Unicredit e già presente - precisa Felice Delle Femine, Regional Manager per il Sud Italia di UniCredit - ma vogliamo incrementare la nostra quota di mercato. L'accordo con Anicav ci permette di attuare azioni mirate alla Filiera del Pomodoro, che necessita di una consulenza specializzata». «Una ulteriore apertura commerciale oltre i confini nazionali - ha precisato il presidente di Anicav, Antonio Ferraioli e ad di La Doria - è fondamentale per superare l'attuale fase di recessione dell'economia».

Dall' analisi condotta sui bilanci di 77 aziende campione appartenenti al distretto, è emersa la forza dell'intero comparto produttivo della zona: nel periodo tra il 2007 e il 2012, infatti, in pieno periodo di crisi economica, il fatturato medio delle imprese dell'Agro-Nocerino sarnese prese in considerazione si è attestato su 1.3 miliardi, crescendo del 4% all'anno, per un totale di 16 punti percentuali complessivi.
Lo studio di Unicredit rivela però anche punti di debolezza: solo il 7,8% delle imprese del distretto risulta avere una capitalizzazione adeguata, mentre il 41,6% ha una capitalizzazione carente o non adeguata. Ciò' comporta che la maggioranza delle imprese del distretto dipende ancora troppo dal credito bancario o dai fornitori, e che esse sono prevalentemente di piccole dimensioni (con un fatturato medio intorno ai 3 milioni i euro).
Da qui la necessità che le imprese del distretto dell'Agro-Nocerino Sarnese si rafforzino attraverso accordi di filiera, consorzi, reti di imprese e fusioni tra aziende. Ciò permetterebbe, infatti, di consolidarsi sui mercati esteri e di contrastare il fenomeno dell'italian sounding, il cui fatturato supera i 60 miliardi di euro all'anno. Un passo in questa direzione e rappresentato dal Polo Distrettuale del Pomodoro da Industria del Centro Sud, fortemente voluto da Anicav e realizzato anche grazie alle Unioni dei Produttori.
Non è tutto, per lo studio di Unicredit le aziende dell'Agro Nocerino Sarnese sono penalizzate da una dotazione infrastrutturale modesta. Infine, pur in presenza di una forte vocazione all'estero, è mancato finora un marchio forte e identificativo delle produzioni trasformate che possa affermare un "brand di territorio" che valorizzi i prodotti di qualità del settore conserviero e ne tuteli l'origine.

«È necessario adottare un marchio forte - ha concluso il direttore dell'Anicav, Giovanni De Angelis - come quello del pomodoro pelato igp. Su modello parmiggiano reggiano. Ma dobbiamo fare i conti ancora con una eccessiva polverizzazione del tessuto imprenditoriale».

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