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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 07:52.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 09:48.

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Non sono stati anni facili, quelli che Gianluca Marvelli ha trascorso alla guida di Assobagno, l'associazione che riunisce le aziende produttrici di arredi per la stanza da bagno. «Eppure abbiamo visto crescere i nostri associati - spiega il presidente uscente, che lascia il testimone a Mauro Guzzini, eletto ieri dall'assemblea annuale dei soci - e soprattutto ora vediamo, finalmente, i primi segnali di ripresa».

Dopo un 2013 ancora in forte calo sul mercato interno (-5,1%, contro un complessivo -2,9% che ha portato il fatturato a 2,2 miliardi), il comparto degli arredi per il bagno (che conta 1.177 aziende e dà lavoro a oltre 11.600 persone) ha registrato infatti, nei primi quattro mesi dell'anno, un segno positivo nelle vendite, più deciso sui mercati esteri, ma non meno rilevante sul mercato Italia. «È un segnale debole ma importante - dice Marvelli - perché segna la prima inversione di tendenza dopo tanto tempo. Legata in parte agli effetti del bonus sugli arredi, ma anche a una ritrovata fiducia da parte dei consumatori». Una fiducia (e una ripresa) che resta tuttavia fraglie. E dunque occorrerà mettere in conto un riavvio lento della macchina. Che deve - concordano Marvelli e Guzzini - puntare con ancora maggiore decisione sull'export, oggi fermo al 38,5% del fatturato totale. «Guardiamo a mercati come la Cina e il Brasile - aggiunge il presidente uscente - ma senza dimenticare l'Europa, che resta il nostro mercato di riferimento, con performance positive in Germania e Svizzera. E poi ci interessano sbocchi nuovi e interessanti come il Sud Africa e l'Africa mediterranea».

Proprio la politica di internazionalizzazione è al centro del programma del nuovo presidente: «La quota export delle nostre aziende deve superare il 50% - spiega Guzzini -. Anzi, dobbiamo ampiamente superare questa soglia. E per farlo dobbiamo puntare su strumenti già noti, come le missioni e le attività di promozione all'estero, ma anche sulle aggregazioni, siano esse reti di impresa oppure formule meno burocratiche, come accordi di partnership tra aziende che permettano di dividere i costi e integrare competenze o contatti». Senza dimenticare la necessità di aumentare la conoscenza dei mercati, in termini non solo di opportunità economiche, ma anche di informazioni pratiche, logistiche e burocratiche.

«E poi c'è la questione dell'accesso al credito - aggiunge il nuovo presidente -. Per risolvere le difficoltà di finanziamento, dobbiamo aprirci ad esempio anche alle banche estere, che possono anche ritornare utili nel momento in cui le aziende si internazionalizzano. Ma soprattutto dobbiamo aprirci a forme di finanziamento alternative, come i mini bond o il private equity, ancora troppo spesso visto con diffidenza dalle nostre piccole e medie imprese».

E sul fronte delle "alternative", Marvelli suggerisce di spingere anche sui nuovi canali di distribuzione, come l'e-commerce: «I consumatori sono ormai sempre più multimediali - spiega -. Spesso il primo approccio ai prodotti avviene attraverso il web. Questo significa che dobbiamo curare meglio le nostre vetrine virtuali e la comunicazione. Inoltre, il canale online non deve più essere vissuto come un competitor dai rivenditori tradizionali, ma è venuto il momento di capire che i due canali sono complementari e dunque è necessario integrarli per ottimizzare le vendite».

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