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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 06:37.
ROMA
«Non chiediamo incentivi: al settore del farmaco basta che ci sia la stabilità delle regole e venga bandita la politica dei tagli per fare cassa. Se ci viene garantita la stabilità, il settore del farmaco può ripartire: possiamo convincere gli investitori a tornare in Italia».
Questo il messaggio lanciato ieri dal presidente Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, che in occasione della presentazione del rapporto sulle Biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2014, ha ribadito l'obiettivo di «1,5 miliardi di nuovi investimenti e di 1.500 posti di lavoro in più» a fronte di un ecosistema che non ostacoli la crescita.
Una richiesta ribadita alla vigilia della settimana decisiva per la chiusura delle trattative Governo-Regioni sul Patto per la salute - nel cui ambito le aziende sperano di non subire nuove misure - proprio a fronte della performance di pregio registrata dal comparto nel settore delle biotecnologie.
«Quest'anno il settore della farmaceutica biotech ha investito più di quanto non sia cresciuto: il comparto rappresenta un'opportunità da cogliere per l'economia italiana» - ha spiegato infatti il presidente del gruppo Biotech di Farmindustria, Eugenio Aringhieri –. «Le 176 imprese attive nel settore hanno realizzato un fatturato di circa 6 miliari di euro (+0,8% rispetto al rapporto 2013) e investimenti in R&S per oltre 1 miliardo (+2,4%)». Unico neo, che invita a tenere alta l'attenzione «il calo del 2,7% degli addetti alla ricerca, attestati a 4.658 unità».
Il pharma resta comunque il settore su cui puntare: delle 176 aziende presenti nel nostro Paese, 51 sono imprese del farmaco, determinano un fatturato di 5,465 miliardi di euro (92% del totale), investimenti in R&S pari a 917 milioni di euro (85% del totale), 3.498 addetti impiegati in R&S (75% del totale).
«L'industrializzazione di aree del mondo come India, Asia e Africa ha ridotto la nostra possibilità di competere in settori a bassa tecnologia ma sta premiando i comparti ad alta tecnologia: il futuro sta nella capacità di fare ricerca nel network per affrontare la crescente complessità dei programmi R&S», ha concluso Aringhieri. Con 110 farmaci biotecnologici già presenti sul mercato e 403 in fase di sviluppo, il bilancio del settore è senz'altro lusinghiero. Ma per spiccare il volo il comparto chiede un passo avanti verso la sburocratizzazione: in Italia i farmaci innovativi arrivano con un ritardo medio di 291 giorni rispetto agli altri Paesi Europei e a prezzi decisamente troppo più bassi a fronte di un investimento in ricerca di 1,5-1,8 miliardi per lo sviluppo del singolo prodotto.
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