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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2014 alle ore 06:40.
L'ultima modifica è del 20 giugno 2014 alle ore 06:43.

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Oltre al Mose le strade del Nord Est. La procura di Venezia si sta concentrando nel consolidamento dell'inchiesta che ha scoperchiato il sistema di tangenti e fondi neri nato intorno alla costruzione delle dighe veneziane. Ma intanto stanno emergendo nuovi reati che metterebbero in evidenza un meccanismo corruttivo più ampio, relativo alle grandi infrastrutture e ai grandi appalti della regione, partendo prima di tutto dalle strade, dalla Venezia-Padova, alle Strade del mare, alla Pedemontana.
Il ruolo della Mantovani
I nomi delle imprese che ricorrono sono spesso le stesse ed è facile ipotizzare un filo conduttore tra indagini diverse. È quanto accaduto ieri, quando si è appreso dell'acquisizione di documenti relativi al cantiere del primo lotto della terza corsia della A4 da parte della Guardia di Finanza. L'operazione segue il sopralluogo compiuto al cantiere di Roncade lo scorso 10 giugno. Il primo lotto dell'opera è stato aggiudicato all'Ati di Impregilo, Mantovani, Consorzio Veneto Cooperativo, Socostramo e Carron. Ha un valore di 420 milioni e il cantiere è completato al 70 percento. Si è inizialmente parlato di un collegamento con il Mose, poi dalla procura di Venezia c'è stato un chiarimento che le due operazioni non sono connesse.
Ricorrono tuttavia alcuni nomi. In particolare quello della Mantovani, che per i procuratori veneziani, nel caso del Mose, ha avuto un ruolo centrale. Gli inquirenti ricordano il suo ingresso in società consortili costituite per la partecipazione ai più importanti appalti banditi da enti pubblici a livello nazionale e regionale (la Mantovani ha vinto la gara più importante di Expo, per esempio).
L'ex dg della Mantovani, Piergiorgio Baita, entra a far parte del cosiddetto "gruppo dei bolognesi", cioè un gruppo di consulenti legati da «comuni interessi dal chiaro e inequivocabile contenuto illecito...». Si parla di «un fitto intreccio collusivo esistente tra i massimi vertici del gruppo imprenditoriale della Mantovani e il sodalizio criminale facente capo a Manuele Marazzi». Inoltre «l'emissione delle fatture false si è interrotto bruscamente nel 2012 solo con l'inizio delle indagini...la Mantovani non aveva fino ad allora posto fine ai suoi comportamenti illeciti ma aveva solo sostituito la società sammarinese (la Bmc Broker, dove venivano nascosti i fondi neri, ndr) con le società facenti capo a Marazzi».
I "segreti" delle strade
Nei brogliacci dell'inchiesta sul Mose si evince l'interesse degli indagati sui grandi appalti veneti, con tanto di pressioni per avere persone di fiducia nei cda. Nel novembre del 2012, ad esempio, Baita chiama Claudia Minutillo (donna di fiducia dell'ex governatore Galan, indagata per corruzione) e, si legge nella trascrizione, l'ex dg «dice che "lui" (presumibilmente parla del sindaco di Verona) ha definito, e vorrebbe far apparire la questione tra le infrastrutture strategiche...».
I due si scambiano anche informazioni sui cda delle strade venete. In una trascrizione relativa ad una conversazione di giugno 2012, Baita dice alla Minutillo che «c'è un problema con Cadel (si riferisce alla Venezia-Padova e alla segnalazione di Fabio Cadel fatta dall'assessore regionale Chisso), perché Autovie vuole il suo consigliere e oltretutto potrebbe esserci un problema di incompatibilità perché Cadel ricopre cariche in Cav (la concessionaria regionale veneta, ndr); Baita dice che una delle loro strategie sarà quella di andare all'attacco di Cav».
In un'altra conversazione dello stesso giorno si coglie l'interesse sulle "Strade del mare" ed emerge che Baita avrebbe un suo uomo, Paolo Fornasari, che «potrebbe far dimettere dalla Venezia-Padova» per far posto a Cadel. Baita aggiunge anche, si legge nelle trascrizioni, che «sulla "SR10" e sulla Nogara Mare non ci sono novità e che non si rendono che non gli stanno pagando il compenso sulla Pedemontana».
Intanto l'ex presidente del Magistrato alle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta, in custodia cautelare in carcere per corruzione, ha chiesto di patteggiare la pena, ma la Procura lagunare si è riservata ogni decisione. Da accertare non tanto gli aspetti economici del danno erariale, quanto il danno legato alla realizzazione delle opere, private del legittimo controllore.
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