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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2014 alle ore 09:33.

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«Produciamo 45 milioni di metri di tessuti l'anno, sono 1 milione di metri alla settimana. È come se ogni sette giorni facessimo una strisca che parte da Milano e arriva a Reggio Calabria». Anche perché, spiega Alfonso Marra, da un anno amministratore delegato della Klopman, il prodotto è 100% italiano come lo stabilimento di Frosinone, che ha proprietari indiani, branch offices commerciali in Germania, Francia, Russia, Svezia, Dubai e Indonesia e ha stipulato, da un anno e mezzo, una joint venture con il gruppo Argo a Giacarta per servire i fornitori europei che hanno delocalizzato nel Far East.

Dati i chilometri settimanali di "stoffa", non stupisce quindi che un terzo del tessuto utilizzato nei grandi stabilimenti industriali d'Europa per creare tute, divise da lavoro e altri tipi di abbigliamento per resistere a temperature estreme, fuoco e contaminazioni chimiche sia fornito proprio dalla Klopman.

«Più l'Europa stringe le maglie su sicurezza del lavoro e materiali per la protezione e l'incolumità dei lavoratori – ha aggiunto Marra – più crescono le nostre performance ad investire su settori di nicchia, protectivewear e corporatewear». Nell'esercizio chiuso al 31 marzo 2014, il fatturato netto di Klopman ha raggiunto i 115,6 milioni di euro e un margine operativo lordo di 9,142 milioni, in crescita del 9,8% rispetto ai 12 mesi precedenti. A marzo 2015, ci si attende un margine operativo lordo oltre il tetto dei 10 milioni.
Non a caso le maggiori quote di mercato della Klopman sono concentrate proprio nel cuore dell'Europa: il 28% del tessuto prodotto viene venduto in Germania, Austria e Svizzera; il 26% in Francia, Belgio e Nord Africa. Oltre l'80 per cento delle vendite avvengono sui principali mercati della Ue, ma la Russia (+23%), l'Est Europa (+21%) e l'Estremo Oriente (+19%) sono le aree in maggior espansione. A casa nostra, Klopman "veste" Polizia di Stato e Croce Rossa Italiana.

Ma proprio per assecondare l'andamento nel Far East, è stato aperto lo stabilimento a Giacarta per clienti europei "storici" che "servono" il mercato locale: dai tessuti per gli interni delle automobili di Mercedes, Audi e Bmw all'abbigliamento "tecnico" per multinazionali chimiche e metallurgiche. «Loro – ha sottolineato Marra – ci mettono le macchine e lo stabilimento, noi il know how». Un investimento iniziale di 2 milioni di euro in tecnologia che arriverrà a 15 milioni nei prossimi 3-4 anni per un fatturato atteso di 30-35 milioni di euro l'anno».

Ma quali benefici reali avrà l'Italia dalla joint venture a Giacarta? «Ad esempio – ha concluso Marra – la ricerca scientifica. A Frosinone 3 milioni l'anno sono dedicati a innovazione tecnologica. Come il trattamento "cold black", ovvero tessuti scuri per il lavoro all'aperto negli impianti petroliferi capaci di rifrangere i raggi del sole e mantenere la temperatura interna corporea anche 10 gradi in meno di quella esterna».
Fondata da Burlington Industries negli anni '60, Klopman porta subito a Frosinone la produzione di tessuti in poliesterre e cotone per l'abbigliamento da lavoro, quello sportivo, le protezioni ignifughe, idrorepellenti e gli isolanti da contaminazione chimica, caldo e freddo intensi. Inizio brillante, poi alti e bassi in una "staffetta" di proprietà – prima americana, poi inglese e italiana, sempre con baricentro su Frosinone – sino all'acquisizione da parte dell'indian a MW Unitexx Sa, controllata da MW Corp e con sede a Mumbai. Oggi il gruppo – che mantiene in Ciociaria il suo unico stabilimento produttivo di proprietà esclusiva – conta circa 450 addetti (370 solo in Italia).

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