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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2014 alle ore 16:28.
L'ultima modifica è del 26 giugno 2014 alle ore 16:30.

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«L'esclusione della nazionale italiana dalle fasi finali del torneo non avrà ripercussioni sulla raccolta. Abbiamo notato come il seguito televisivo dei Mondiali di calcio non sia solo legato alle partite degli azzurri, ma anche a quelle di tante altre squadre». All'indomani della disastrosa partita con l'Uruguay che ha sancito l'uscita di scena dell'Italia dal Mondiale brasiliano, è l'ad di Rai Pubblicità, Fabrizio Piscopo, a gettare acqua sul fuoco su questioni che iniziavano a divampare dopo la sconfitta degli azzurri.

Nelle casse della concessionaria di pubblicità dell'emittente pubblica entrerà a consuntivo, secondo i dati citati da Piscopo durante una presentazione dei palinsesti Rai per il 2014-2015, una cifra pari a 76 milioni di euro: 14 in più rispetto alle entrate dei mondiali del Sudafrica del 2010.

Medesima la presa di posizione di Sky. «Per un'azienda che offre ai suoi abbonati l'intero Mondiale, l'impatto dell'uscita degli azzurri è inferiore rispetto a chi punta essenzialmente sulle partite dell'Italia», spiegano da Sky. «E comunque l'appeal del campionato del mondo di calcio è assicurato dalla presenza di tante squadre di grande profilo».

Sarà proprio così o sono i broadcaster a mettere le mani avanti per non parlare di affare in perdita? A giudicare dai dati messi a disposizione dalla centrale media Vivaki (realtà del gruppo Publicis), sembrebbe proprio di dover dare ragione a Rai Pubblicità e a Sky. Certo, l'uscita "prematura" dell'Italia dalla competizione, dovrebbe sicuramente comportare in prima battuta la riduzione degli investimenti. L'impatto negativo dovrebbe però limitarsi agli ottavi e non ripercuotersi sull'intera fase finale dell'evento, anche se ovviamente poi tutto dipenderà dal peso delle squadre ancora in lizza.

Potrebbe così ripetersi la situazione del 2010, con l'Italia di Lippi fuori ai gironi. Se confrontiamo infatti gli investimenti pubblicitari sull'evento (solo partite) del 2010 a fronte dell'edizione dei mondiali del 2006 (competizione vinta dagli azzurri), per la Rai (Nielsen non rilevava ancora gli investimenti Sky) appare chiara la flessione proprio in corrispondenza delle partite degli ottavi (-14%), per poi riprendersi nella fase finale dei quarti, semifinale e finale,con investimenti in linea con il 2006.

Questo di seguito lo schema degli introiti nel 2006 e del 2010 che sembra confermare gli assunti precedenti. Quanto a investimenti pubblicitari, i 20,3 milioni del 2006 sono superiori rispetto ai 14,3 milioni del 2010. Poi tutto torna ad allinearsi. Per gli ottavi ai 4,8 milioni di euro del 2006 fanno da contraltare i 4,2 edel 2010: per i quarti i 2,3 milioni del 2006 si confrontano con i 2,4 del 2010; 2,5 milioni contro 2,9 per le semifinali (quindi anche di più in Sudafrica rispetto al vittorioso mondiale in Germania) e 2,8 milioni contro 2,9 milioni per le finali.

Quano all'audience, l'ultima partita, quella con l'Uruguay, ha sancito dati in crescita: 16,3 milioni sulle reti Rai (Rai 1 e Rai Sport) in crescita del 14% rispetto all'ultima partita del mondiale 2010 e +61% per Sky (2,8 milioni di spettatori).

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