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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 28 giugno 2014 alle ore 14:19.

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Un sistema al collasso che si confronta con una quadro regolatorio incerto, mutevole e a volte dannoso. È l'idea del sistema aeroportuale italiano che emerge dal convegno che si è tenuto ieri a Palermo. Un settore che sta mostrando i punti deboli: concorrenza spietata, privatizzazioni che procedono a rilento (il 77% è in mano pubblica e gestisce il 52% del traffico nazionale) presenza della nuova Autorità di regolamentazione dei trasporti che si sta occupando dei modelli tariffari che saranno pronti per fine luglio.

Authority finita sul banco degli imputati: «Solo in Italia si è deciso di trasferire le scelte sulle tariffe a un'autorità indipendente - dice il presidente dell'Enac Vito Riggio -. Tutti gli altri Paesi hanno lasciato le competenze alle aviazioni civili».

La questione delle tariffe non è secondaria visto che è da lì che i gestori degli aeroporti devono trarre le risorse per gli investimenti e per i costi di gestione. Spiega Carmelo Scelta, direttore generale della Gesap che gestisce lo scalo di Palermo: «L'incertezza crea non pochi problemi, noi abbiamo nominato un advisor per la privatizzazione il quale può oggi avere un quadro chiaro sul fronte costi ma non sul fronte ricavi».
In generale, è la tesi ricorrente, alcuni cambiamenti normativi degli ultimi anni hanno rallentato gli investimenti, messo in discussione contratti di programma già stipulati, abbassato le tariffe aeroportuali tanto che un aereo italiano che atterra a Francoforte paga di più di un aereo che atterra in Italia. Una situazione che gli investitori (soprattutto internazionali) considerano negativa.

Ne parla Roberto Naldi, responsabile per l'Europa di Corporation America, colosso argentino del settore, che ha investito nel sistema aeroportuale Firenze-Pisa, è presente in Sicilia a Trapani Birgi ed è interessato alla privatizzazione della Gesap: «Noi - dice Naldi - dobbiamo completare il sistema Firenze-Pisa con la creazione di una società unica e dobbiamo fare la fusione. Devono essere fatte le valutazioni degli aeroporti per stabilire il valore di concambio delle azioni delle due società: sulla base di quali tariffe devono farlo?». E se sul fronte parlamentare si auspica un intervento normativo che possa fare chiarezza, dal ministero dei Trasporti si difende l'Authority. «L'avvento dell'Autorità di regolazione trasporti, sia pure con le farraginosità legate alla fase di avvio - dice Giacomo Aiello, capo di gabinetto del ministro Maurizio Lupi –, può rappresentare un elemento di aggregazione e di spinta perché porta più trasparenza nel sistema di determinazione delle tariffe aeroportuali».

Un fatto è certo: gli scali italiani sono in grande difficoltà (su 34 aeroporti, 17 sono in perdita) e dall'Enac arriva un segnale preciso: «È necessaria una razionalizzazione. Il 65% del traffico passa da Milano, Venezia e Roma. Tutto il resto, il 35%, viene diviso fra una pletora di aeroporti. Possiamo tenerli tutti? Noi applicheremo le regole e chiuderemo gli scali che non riescono a sostenersi, o quanto meno proporremo la revoca. Ma la repressione da sola non basta». Il Piano nazionale degli aeroporti ha provato a dare delle indicazioni precise: ora è in attesa dell'approvazione definitiva ma non si esclude che possa farsi sentire chi è stato escluso dal nucleo forte degli scali strategici nazionali.
Altro punto critico quello della concorrenza tra i vettori. Il quadro è tetro. Dice Riggio: «La rete italiana dei trasporti aerei è in difficoltà. Siamo stati superati dalla Turchia che è a quota 150 milioni di passeggeri mentre noi siamo ancorati a 144 milioni. Abbiamo tolto la licenza alla compagnia New Livingston, Meridiana è in difficoltà e la situazione di Alitalia è sotto gli occhi di tutti. Il Governo dovrebbe intervenire ma su questo tema vedo molta distrazione». Il disagio è forte e basta ascoltare l'amministratore delegato di Meridiana Roberto Scaramella che dice: «Negli ultimi vent'anni abbiamo privilegiato l'arrivo dei predatori del Nord».

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