Economia

«Comunità energetiche» per rilanciare le rinnovabili

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PROPOSTE (E PROVOCAZIONI) dEGLI ESPERTI

«Comunità energetiche» per rilanciare le rinnovabili

Guai alle visioni distorte sul mercato italiano dell'elettricità. Non è vero che le energia rinnovabili crescono troppo mettendo in crisi gli equilibri tecnici e economici del sistema, che per limare le bollette la borsa elettrica deve privilegiare sempre di più gli scambi e le transazioni giorno per giorno o addirittura ora per ora, che le reti devono avere un governo sempre più nazionale e centralizzato. Miti da sfatare, errori da evitare. Lo sostiene il coordinamento Free, che associa un buon numero di associazioni di operatori “verdi”, in un dossier che verrà presentato in un convegno lunedì 26 gennaio.

Errori di valutazione
Strabismi elettrici? Cosa fare per correggerli? Sulle rinnovabili – si sostiene nel dossier – bisogna innanzitutto rendersi conto che gli incentivi dell'ultimo decennio sono stati mal congegnati e mal distribuiti, ma guai a pensare che gli impianti (come sostiene più di qualcuno) siano ormai troppi. Al contrario. Sembrano sovrabbondanti solo perché il mercato elettrico è in contrazione congiunturale, e se la ripresa arriverà davvero bisognerà anzi fare di più per raggiungere i target europei e nazionali. Il problema, semmai, è quello di fare meglio di quanto abbiamo fatto in passato. Privilegiando gli impianti più efficienti e redditizi, evitando l'assalto alla componentistica orientale più economica e meno efficiente, e quindi puramente speculativa rispetto agli incentivi.

Bisogna contemporaneamente mettere mano al mercato elettrico, che ha bisogno di un po' di sana pianificazione per modernizzare il sistema e consentire un buon piano di investimenti, conciliandolo con prezzi finali sostenibili. Una buona carta da giocare può essere quella di aprire nuovi spazi per i contratti bilaterali a lungo termine. Ed ecco, per facilitare una buona pianificazione, l'altra idea del coordinamento Free: favorire la creazione di comunità di consumo-produzione elettrica per risolvere anche così i problemi di bilanciamento della rete nazionale creati dalle rinnovabili.

Proposte forti, in qualche caso dirompenti, dovute all'esperienza di due uomini non certo ortodossi nel mondo dell'energia italiana: il presidente di Free Gianni Silvestrini, lunga storia dell'ambientalismo illuminato nostrano; il presidente onorario Giovanni Battista Zorzoli, vecchia ed espertissima volpe del settore, cattedratico intemperante e un po' provocatore.

Il ruolo della tecnologia
Per convincerci che le rinnovabili italiane non hanno tracimato nel dossier si incrociano i piani di sviluppo delle rinnovabili tracciati dall'Europa e dall'Italia con l'effettiva crescita delle installazioni e della produzione, si depura tutto ciò dalla congiuntura che deprime i consumi e si sostiene che non abbiamo fatto superato le proporzioni disegnate. È stato il mercato nel suo complesso, si sottolinea, ad essere spinto al ribasso dalla crisi dei consumi. E siccome le rinnovabili hanno la priorità dei dispacciamento a farne le spese è stata la produzione termoelettrica tradizionale. Tutto ciò ha prodotto un apparente sproporzione, che però è appunto frutto di un fenomeno congiunturale. “Le Fer elettriche - si insiste nel dossier - non sono pertanto cresciute eccessivamente, semmai male e in alcuni casi in modo troppo oneroso. Siamo comunque ancora lontani dall'obiettivo 2020 fissato dalla strategia energetica nazionale nel 2013” specie tenendo conto che nell'augurabile caso di una dignitosa ripresa economica “nel 2020 la domanda elettrica italiana dovrebbe tornare poco sotto il valore del 2010” con uno scenario che aprirebbe anzi ”un gap rispetto agli obiettivi al 2020 posti dalla Sen”.

Comunità energetiche
Guai, in tutto ciò, a rassegnarsi alle presunte devastazioni sul sistema elettrico determinate dalla scarsa programmabilità e dagli sbilanciamenti delle rinnovabili. Enel (che resta il principale operatore) e Terna (titolare della rete di trasmissione nazionale) hanno recentemente rimarcato che si stanno facendo passi da gigante nel governo tecnico e nella modernizzazione del sistema. La modellistica previsionale della produzione eolica fotovoltaica sta producendo ottimi risultati. Il ricorso agli accumuli sta evolvendo. Le tecnologie sono sempre più praticabili dal punto di vista economico. Stabilizzare il sistema, anche tenendo conto di un significativo incremento delle rinnovabili, non è affatto un miraggio.

Per favorire questi risultati decisivo può essere il ricorso - propone il coordinamento Free nel dossier - alla tecnica organizzativa e strutturale di ”aggregatori” che hanno “il compito di gestire l'insieme degli impianti in un dato ambito territoriale partecipando al mercato elettrico su mandato per conto dei singoli operatori e successivamente governarne la produzione in modo da soddisfare gli impegni contrattuali”. Insomma, comunità energetiche che segnano un'evoluzione rispetto al concetto delle “energy community”, altrimenti limitate alla creazione di un mercato circoscritto con vantaggi di prezzo. Certo, ci sono da risolvere problemi normativi oltre che tecnologici. Ma con i suggerimenti degli esperti forse vale la pena di provarci.

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