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Dossier Gli algoritmi delle piattaforme inaugurano i ristoranti virtuali

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Dossier | N. 21 articoli Food delivery

Gli algoritmi delle piattaforme inaugurano i ristoranti virtuali

Gli algoritmi delle piattaforme online per le consegne a domicilio stanno rivoluzionando il mondo della ristorazione. «Il mercato del delivery alimentare ha un valore superiore a 35 miliardi di dollari l’anno negli Stati Uniti e questa cifra continua a crescere» premette Alberto Mattiello, Future Thinking Director di Wunderman Thompson e attendo studioso delle nuove frontiere del digitale che aggiunge. «Oggi la consegna online è ancora un prodotto di lusso ad alto prezzo con un’esperienza molto limitata. Questo però è solo l’inizio di un cambio di paradigma: le consegne diventeranno piu economiche, ci raggiungeranno ovunque siamo, anche nel mezzo di un parco, anticiperanno i nostri bisogni reali e saranno personalizzate su chi siamo, sul nostro stile di vita e sui nostri obiettivi di crescita e salute». Un domani nemmeno tanto lontano le piattaforme di delivery sposeranno un approccio propositivo verso i clienti grazie a tutti i big data raccolti attraverso la profilazione degli utenti memorizzando cosa cercano, acquistano, mangiano, quando e dove.

Tra tutti si sta affermando il modello di Uber Eats che negli States ha creato una rete di “virtual restaurants”. La loro particolarità? Non sono locali fisici perché esistono solo online, ma il cliente non sempre è al corrente di questo fattore, e offrono quei piatti che mancano in una certa area. Anche Travis Kalanick, ex Ceo di Uber, ha fiutato le infinite opportunità dei menù a domicilio e creato Cloud Kitchens, società che crea cucine i cui posti di lavoro attrezzati sono affittati a una frazione del costo necessario per aprire un fast food o un ristorante. Un esempio? Per aprire uno di questi locali occorrono più di un milione di dollari contro i 20mila dollari di affitto della postazione Cloud Kitchens. Le portate possono anche essere preparate da cucine industriali centralizzate o dai consueti ristoranti. Il punto fermo è che le apps propongono on-demand piatti pronti per la consegna.

Il cuoco non è più il cuore e il cervello del locale perché il suo posto viene preso dagli algoritmi delle piattaforme che sapranno cosa proporre, come pubblicizzarlo e con quali sconti. «Queste piattaforme sono da immaginare come delle vere e proprie piattaforme di advertising con la capacità di chiudere il ciclo della vendita - rimarca Mattiello -. Già oggi ogni volta che qualcuno ordina del cibo da un ristorante, quelli che nella stessa zona stanno effettuando una ricerca riceveranno sconti dallo stesso ristorante o dai ristoranti in zona. Questo permette di ottimizzare la logistica e aumentarne i profitti. Questo esemplifica anche la capacità di queste piattaforme di governare la domanda e sollecitarla».

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