Nel giorno in cui la Grecia ha presentato la richiesta di estensione per sei mesi del programma di aiuti da parte dell'Unione europea - che la Germania ha rigettato - l'agenzia di rating Standard and Poor’s tranquillizza: un'uscita della Grecia dall'Eurozona avrebbe un rischio limitato di contagio perché «l'architettura di salvataggio è più robusta rispetto a quanto visto nel 2012», quando anche allora si temeva la cosiddetta «Grexit».
A questo proposito S&P’s ricorda che da quell'anno, i legislatori Ue hanno introdotto il fondo salva stati European Stability Mechanism (Esm). L'agenzia fa anche notare che i recenti successi di Irlanda e Portogallo hanno incoraggiato i governi europei a continuare a fornire assistenza quando necessaria.
Secondo S&P’s un'uscita della Grecia dall'Area euro «quasi certamente si verificherebbe con un default della Grecia sui suoi debiti pubblici e commerciali» ma in questo momento la Grexit «sarebbe finanziariamente meno rischiosa per gli altri membri dell'Eurozona rispetto a quanto sarebbe stato nel 2012». Anche perché i legami finanziari di Atene e il resto dell'Area euro «sono stati sufficientemente ridotti per rendere meno probabile un contagio diretto», spiega S&P.
È probabile, a questo punto, che le trattative tra Grecia e Ue a partire da domani pomeriggio all’Eurogruppo vadano avanti «ad oltranza durante tutto il fine settimana. La sabbia che scorre nella clessidra greca sta per terminare e i mercati, che sinora non sono rimasti particolarmente colpiti dalla situazione greca, lo sanno», commenta Vincenzo Longo, market strategist di Ig. «L'impatto - prosegue Longo - potremmo vederlo solo lunedì mattina sui mercati europei. Dopo i recenti rialzi (anche oggi dopo una giornata volatile le Borse continentali hanno chiuso in rialzo,ndr), i listini potrebbero approfittarne per dare seguito a una correzione del 3-5% nel caso di un fallimento dei negoziati».
Le premesse per la riunione dell'Eurogruppo straordinario di domani non sono delle migliori. «Eppure - conclude Longo - mai come ora le parti coinvolte sono state vicine a una soluzione della vicenda».
«Le banche greche? Nessuno sa cosa succederà domani, o martedì, quando riapriranno (lunedì in Grecia è festa, Kathari deftera, il lunedì che dà inizio alla Quaresima ortodossa). Ma quel che è certo è che sono vittime di questa situazione di scontro politico, che deve cessare, se vogliamo far ripartire l'economia greca», osserva Spyros Barbatsalos, esperto della Triton Asset Management. «Le banche - spiega Barbatsalos, la cui azienda, presso la quale si occupa di vendite, era prima parte di Hsbc, ed è ora proprietà di un gruppo ellenico - non possono fare molto, perché sono in continuazione sotto l'occhio della Bce, che ha erogato l'Ela (la liquidità di emergenza). Ed è in qualche modo ingiusto, perché dal punto di vista del capitale sono in buono stato, ma perdono soldi a causa della situazione politica, che porta molte persone a non voler lasciare i soldi in banca. Io non credo che succederà nulla, personalmente».
A questo punto «il primo problema sono i tassi di interesse, che nel caso dei titoli di stato e i corporate bond sul mercato secondario hanno tassi di interesse che arrivano al 10%. Dieci-dodici mesi fa erano attorno al 4,5%. Tutti devono fare la loro parte per farli scendere al 3-4%. Solo così l'economia tornerà a camminare, si potranno fare programmi economici, pianificare, e non vivere giorno dopo giorno come avviene ora. Questa situazione deve finire. Presto».
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