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Vw, Müller succede a Winterkorn

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Vw, Müller succede a Winterkorn

Volkswagen nomina il nuovo vertice e prosegue il repulisti a tutti i livelli della catena di controllo, dopo lo scandalo dei test truccati sui motori diesel. Oggi Matthias Müller, attuale numero uno della Porsche, sarà nominato amministratore delegato della capogruppo Volkswagen in sostituzione del dimissionario Martin Winterkorn. Lo ha anticipato il quotidiano «Handelsblatt» citando due fonti vicine all’azienda, e lo ha confermato l’agenzia Bloomberg.

Müller, 62 anni, era citato fin dall’inizio fra i papabili per il posto di numero uno. Vicino alle famiglie Porsche/Piëch, azioniste di controllo di Vw, e gradito ai sindacati, il manager - che è stato a lungo in Audi - è stato protagonista con Porsche di una storia di straordinario successo. Per ora da Wolfsburg non arrivano commenti, e per una conferma ufficiale bisognerà attendere la riunione di oggi del consiglio di sorveglianza di Vw.

La nomina di Müller è fondamentale per colmare il vuoto al vertice (con il gruppo che è da cinque mesi anche senza presidente); altrettanto importante è la pulizia in atto, che si va trasformando in un vero e proprio tabula rasa: secondo vari media tedeschi il responsabile della ricerca e sviluppo Audi Ulrich Hackenberg (membro del board Audi) e il capo della ricerca e sviluppo Porsche Wolfgang Hatz (che siede nel consiglio di direzione della casa di Stoccarda) lasceranno il loro posto entro le seduta di oggi del consiglio di sorveglianza. In passato i due top manager sono stati rispettivamente responsabile ricerca e sviluppo Vw e capo dello sviluppo motori. Dalla Volkswagen non è arrivato alcun commento. Hackenberg era arrivato alla Volkswagen dall’Audi nel 2007, insieme a Winterkorn, ed è il padre del sistema delle piattaforme modulari, una delle più importanti scommesse tecnologiche del gruppo tedesco.

Secondo Der Spiegel sarà costretto a lasciare il posto anche Heinz-Jakob Neußer, successore di Hackenberg alla Vw. L’agenzia Reuters, infine, aggiunge tra le probabili vittime del repulisti Michael Horn, responsabile del gruppo tedesco negli Usa. Già il comunicato di mercoledì sulle dimissioni di Winterkorn preannunciava «nuove conseguenze personali»; ora l'intera catena di comando del settore tecnico di Wolfsburg viene azzerata; una mossa che punta a riconquistare al più presto la fiducia dei mercati e della clientela, ma che potrebbe rapresentare per Vw nel breve periodo una penalizzazione ulteriore rispetto alle conseguenze dirette dello scandalo.

Lo scandalo, intanto, si allarga giorno dopo giorno. Ieri il ministro tedesco dei Trasporti Alexander Dobrindt ha detto di essere stato informato che tra gli 11 milioni di veicoli che hanno montato il software fraudolento «ci sono anche macchine con motori diesel di cilindrata 1,6 e 2 litri vendute anche in Europa. Continueremo a lavorare a stretto contatto con la Volkswagen per capire esattamente quali veicoli sono coinvolti». Il ministero dei trasporti, ha aggiunto Dobrindt, sta anche indagando su vetture di altri produttori nell’ambito della sua inchiesta sullo scandalo Volkswagen. Il ministro non ha tuttavia fornito i nomi delle aziende le cui auto sono state sottoposte a verifiche.

Ieri l’agenzia di rating Moody’s si è aggiunta a S&P e Fitch nel mettere sotto osservazione i bond Volkswagen per un possibile declassamento. Una brutta notizia potrebbe arrivare anche da Londra, dove uno dei maggiori investitori istituzionali in Vw - citato dall’agenzia Reuters - ha detto che «se verificassimo con certezza che abbiamo ricevuto dall’azienda informazioni fuorvianti, e che ciò ha pesato sui nostri rendimenti, non escludo che chiederemmo i danni». I cinque maggiori azionisti privilegiati di Vw hanno perso circa 1,7 miliardi di euro dalla settimana scorsa. Le azioni della Volkswagen hanno tentato ieri un rimbalzo in mattinata per poi essere ricacciate in basso dal caso Bmw; allo Xetra hanno chiuso a 112,15 euro (+0,58%).

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