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    Dossier | N. 11 articoliLa Germania al voto

    Vittoria amara per Merkel, estrema destra terzo partito e Grande coalizione al capolinea

    Angela Merkel si è aggiudicata il quarto mandato da cancelliere nelle elezioni federali tedesche, ma le exit polls pubblicate subito dopo la chiusura dei seggi mostrano un risultato pesantissimo per la sua unione democristiana, il collasso degli alleati socialdemocratici della Spd e un'affermazione netta per il partito anti-immigrati AfD, Alternativa per la Germania, che esce dal voto come terza forza della politica tedesca e manderà al prossimo Bundestag un pacchetto di deputati che potrebbe sfiorare la novantina. La formazione della prossima coalizione di Governo si presenta difficilissima, in quanto una delle due opzioni possibili, il bis della grande coalizione fra democristiani e socialdemocratici, è stata subito esclusa dal leader della Spd, Martin Schulz.

    Secondo i dati pubblicati dalla televisione pubblica Ard, la Cdu/Csu della signora Merkel si sarebbe aggiudicata il 32,9% dei voti, il peggior risultato dal 1949 e in brusco calo, di quasi il 9%, dal 2013, quando aveva raggiunto il 41,5%, mentre la Spd di Schulz, l'ex presidente del Parlamento europeo, è crollata al 20%,2%, il minimo storico. AfD, un partito fondato solo quattro ani fa e che si è convertito da movimento anti-euro a uno anti-immigrati con toni sempre più stridenti, avrebbe ottenuto il 13,3% dei voti, al di là anche degli ultimi sondaggi prima del voto, che già la vedevano in ascesa di consensi rispetto ai mesi scorsi. I liberaldemocratici della Fdp, che nel 2013, come la AfD, avevano fallito l'obiettivo di superare la soglia del 5% e quindi entrare al Bundestag, avrebbero il 10,5%, e la sinistra della Linke e i Verdi, che alla fine hanno fatto meglio delle attese, il 9% e il 9,5% rispettivamente.

    Una Angela Merkel sotto tono, circondata dai sorrisi forzati dei suoi più stretti collaboratori, ha detto in un breve intervento alla sede della Cdu: “Abbiamo ottenuto il nostro obiettivo del primo posto”, ma ha dovuto ammettere di aver sperato in un esito migliore. “Abbiamo il mandato di formare il Governo”, ha affermato, ma il compito sarà difficilissimo, come ha dichiarato una delle leader dei Verdi, Catrin Goering-Eckardt, uno dei potenziali partner di coalizione dei democristiani.

    Il risultato, se fosse confermato dopo lo spoglio delle schede dei 61,5 milioni di tedeschi che hanno votato oggi, mette il cancelliere, che con la quarta vittoria elettorale eguaglia il primato di Konrad Adenauer e Helmut Kohl, davanti a un compito estremamente complicato nella formazione del prossimo Governo. Entrambe le ipotesi ventilate prima delle elezioni, una ripetizione della grande coalizione con la Spd e una coalizione “Giamaica” con liberali e verdi, sono le uniche aritmeticamente possibili dopo il voto, ma avrebbero un maggioranza in Parlamento molto risicata. Inoltre, la disfatta elettorale accentuerà le resistenze già fortissime nella base dei socialdemocratici a un'altra alleanza con la signora Merkel. Di fatto, Schulz, nel suo primo commento dopo la chiusura delle urne, parlando di “giorno amaro” per la Spd ha dichiarato che “la collaborazione con i democristiani finisce qui”. Lo stesso Schulz, nonostante abbia dichiarato dio voler rimanere alla guida del partito, è probabilmente destinato a perdere il posto.

    Il patto a tre fra democristiani, liberali e Verdi, senza precedenti nella politica tedesca recente, oltre a contare su un margine molto ridotto, presenterebbe un difficile equilibrio fra i due partner dei democristiani, che su molti temi, compresa l'Europa, sono su posizioni opposte.

    Il fatto saliente del voto comunque è, insieme alla pesante flessione dei due partiti di Governo, con l'indebolimento della posizione del cancelliere, l'entrata trionfale di AfD al Bundestag. Non a caso, non appena uscito l'esito degli exit polls, Alexander Gauland, uno dei due leader del partito populista di estrema destra, un ex democristiano, è stato il primo politico a presentarsi alle telecamere per cantare vittoria. AfD ha promesso di dare battaglia contro l'integrazione europea e sull'immigrazione, facendo leva sul nazionalismo. Afd è il primo partito di estrema destra a entrare in Parlamento dal primo dopoguerra: ha puntato tutte le sue carte sull'opposizione alla politica di Angela Merkel di aprire le porte ai rifugiati dal Medio Oriente che nel 2015 ha favorito l'arrivo di oltre un milione di persone, in prevalenza di religione musulmana. Ma ha anche giocato sull'insoddisfazione di parte dell'elettorato, che si è ritenuto non più rappresentato dai partiti tradizionali, nonostante l'eccellente andamento dell'economia e la disoccupazione ai minimi dalla riunificazione. Il suo euroscetticismo può fare da sponda a quello dell'ala più conservatrice della Cdu, ai bavaresi della Csu e dei liberali di fatto ostacolando seriamente ogni progresso verso la riforma dell'eurozona e l'integrazione dell'Europa. Immigrazione ed Europa sono i temi probabilmente destinati a dominare la prossima legislatura.

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