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Norme e Tributi Diritto

Corsia preferenziale per il ddl anti-corruzione

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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2010 alle ore 18:20.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2010 alle ore 10:21.

Unificare i lavori sui disegni di legge all'esame del Senato che contengono norme contro la corruzione. Questo è l'orientamento espresso oggi nella prima riunione congiunta delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Palazzo Madama, dove ha preso il via l'esame del ddl anticorruzione messo a punto dal Governo. «Abbiamo un problema – ha spiegato Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato - ci sono norme del ddl di ratifica della Convenzione penale sulla corruzione di Strasburgo, all'esame della nostra Commissione con la Commissione Esteri, che vanno ad interferire con il ddl del Governo. Bisogna operare uno stralcio». Il presidente dell'Idv Felice Belisario e il suo omologo dell'Udc Gianpiero D'Alia. Belisario hanno chiesto la sede redigente, per imprimere tempi più rapidi al provvedimento, ma accorpandolo con le altre proposte già depositate.

Viaggerà in corsia preferenziale il ddl anti-corruzione. Il provvedimento ha iniziato oggi il suo iter parlamentare al Senato, esaminato dalle commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia. Dopo le pressioni dei fedelissimi di An che, spinti dal ciclone che ha travolto l'ex ministro Claudio Scajola, avevano chiesto di premere l'acceleratore sul provvedimento, puntando a un rapido consenso bipartisan al ddl anti-corruzione, la scorsa settimana anche il presidente del Senato Renato Schifani, aveva invitato i presidenti delle commissioni Affari costituzionali (Carlo Vizzini) e Giustizia (Edmondo Berselli) a definire in tempi brevi il provvedimento per consentirne una rapida calendarizzazione in aula. «È un testo complesso – sottolinea il relatore della commissione Affari costituzionali Lucio Malan (Pdl) – un buon lavoro che può essere reso più efficace nel corso del passaggio parlamentare. Fra le cose da approfondire l'articolo sulle white list per i subappalti, una disposizione da studiare a fondo per superare le zone grigie del passato». La norma, proposta inizialmente dai costruttori dell'Ance, sostenuta dal procuratore antimafia Pietro Grasso e dallo scrittore Roberto Saviano, rilanciata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni non é diversa da quella contenuta nei decreti Abruzzo o Milano Expo 2015. L`attuazione delle white list era stata però bloccata dalla possibile incompatibilità con le norme Ue in materia di concorrenza

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Critica l'opposizione. Il Pd definisce «vuoto» il testo, annunciando proprie proposte sulle quali aprire un confronto. Per la senatrice Silvia Della Monica, capogruppo Pd in commissione Giustizia, «al di là di mere norme di principio sulla necessità di trasparenza nei procedimenti della pubblica amministrazione non si interviene sotto il profilo penale, al quale è dedicato solo una parte residuale del provvedimento che prevede semplicemente un minimo aumento delle pene per i reati dei pubblici ufficiali contro la Pubblica amministrazione, senza così intaccare i termini brevi di prescrizione previsti dalla cosiddetta ex Cirielli». Per il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D'Alia, «il testo presentato alle commissioni ci sembra, a un primo esame, uno zibaldone di norme a volte inutili, a volte con qualche spunto positivo di cui, però, non si intravede la pratica attuazione».

Il piano d'azione contro la corruzione. In 13 articoli in provvedimento detta un piano d'azione, basato su tre pilastri, per contrastare corruzione e illegalità nel settore pubblico. Si parte dalla misure di prevenzione della corruzione, con nuovi meccanismi di trasparenza e controllo, adeguando la normativa agli standard internazionali con lo scopo dichiarato di ridurre il fenomeno. Il provvedimento istituisce un Piano nazionale anticorruzione per la prevenzione e il contrasto e un Osservatorio sulla corruzione, con compiti di analisi e informazioni. C'è l'obbligo di pubblicazione sui siti istituzionali delle amministrazioni dei procedimenti amministrativi "sensibili", come quelli relativi ad autorizzazioni, concessioni, appalti pubblici, erogazioni di benefici economici, concorsi e progressioni di carriera. Le amministrazioni dovranno anche monitorare eventuali anomalie che potrebbe rappresentare sintomi di maladministration o di inefficienza amministrativa.

Una banca dati per assicurare più trasparenza ai contratti pubblici. Il ddl di iniziativa governativa contiene anche norme per la trasparenza dei contratti pubblici: è prevista l'istituzione di una Banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp), nella quale riportare bandi, avvisi di gara, aggiudicazioni, affidamenti, imprese partecipanti, impiego di manodopera, norme di sicurezza, costi e scostamenti, tempi di esecuzione, ritardi e disfunzioni, programmi triennali dei lavori pubblici, elenco dei contratti pubblici affidati, inizio, stato di avanzamento e ultimazione di lavori, servizi, forniture, collaudi e importo finale. Viene introdotto l'obbligo per le stazioni appaltanti di inserire nella Banca dati nazionale la documentazione dei requisiti per la partecipazione alle gare. L'articolo 5 estende alle imprese subappaltatrici i controlli antimafia espletati in via principale nei confronti dell'impresa aggiudicataria. In pratica viene predisposta una white list presso le prefetture, periodicamente controllata, con l'elenco di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, nella quale possono "pescare" gli esecutori di lavori, servizi e forniture.

Negli enti locali la ragioneria vigilerà sulla regolarità contabile delle delibere. Per gli enti locali viene introdotto il parere del responsabile della ragioneria sulla regolarità contabile su proposte di deliberazioni che comportano effetti sulla situazione economico-finanziaria o sul patrimonio. Modificate anche le tipologie dei controlli interni degli enti locali. Previsto il costante controllo degli equilibri-finanziari, della regolarità amministrativa e contabile, il controllo strategico per verificare lo stato di attuazione dei programmi, il controllo della qualità dei servizi e le verifiche sulle partecipate nei comuni oltre i 5mila abitanti.

Una delega per disciplinare il "fallimento politico". Fra le misure per reprimere l'illegalità nelle pubbliche amministrazioni, il governo è delegato ad adottare entro un anno un decreto legislativo per disciplinare le conseguenze del "fallimento politico": nei casi di rimozione, il presidente della Giunta regionale non potrà ricandidarsi a nuove cariche elettive locali, regionali o nazionali. Vengono anche stabilite nuove cause di ineleggibilità all'ufficio di deputato o senatore, ma anche le condanne ostative a incarichi alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali. Previsto anche un aggravamento delle pene per agevolare la repressione di fenomeni criminali dal profondo disvalore sociale. Aumentano, in particolare, le sanzioni per peculato mediante profitto dell'errore altrui, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e corruzione per un atto d'ufficio. Prevista anche la clausola di invarianza finanziaria.

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