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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2010 alle ore 09:46.
Operazione d'immagine («bassa propaganda», secondo molti dei diretti interessati) o di sostanza? Per il momento ogni ipotesi sul gettito che la sforbiciata attesa sugli stipendi dei vertici della pubblica amministrazione potrà portare al bilancio dello stato è azzardata, perché ancora si discute su meccanismi e dettagli della misura.
Con beneficio d'inventario, però, qualche ipotesi si può fare, giusto per capire la portata della norma. Se la soglia finale oltre la quale scatta il prelievo sarà fissata a 100mila euro, nell'amministrazione centrale la cura dell'austerità dovrebbe interessare circa 7mila persone, mentre in regioni ed enti locali i colpiti potrebbero essere fra i 5 e i 6mila, cioè circa il 40% dei dirigenti in organico (le entrate degli altri, soprattutto nei comuni, si fermano sotto i 100mila euro).
Aggiungendo i magistrati, i dirigenti di più alto livello nella sanità, qualche professore ordinario con elevata anzianità e magari una carica accademica (presidi di facoltà, rettori), vertici delle Authority e di altri enti della galassia amministrativa si arriva a una platea compresa fra le 20 e le 30mila persone. Ipotizzando, con qualche larghezza, un contributo medio alla causa di 10mila euro, il bilancio pubblico risparmierebbe 2-300 milioni, da moltiplicare per i tre anni in cui la misura dovrebbe restare in vigore.
Nelle ipotesi allo studio, però, il contributo chiesto ai dirigenti non si fermerebbe qui, e coinvolgerebbe anche chi ha una busta paga inferiore a 100mila euro lordi all'anno attraverso il taglio (l'ipotesi è del 5%) ai fondi che finanziano la retribuzione di posizione e di risultato. A livello tecnico la misura non solleva alcun problema per quel che riguarda la pubblica amministrazione centrale, mentre rimane da capire come potrà essere estesa alle autonomie territoriali.
Prima di fare calcoli precisi, però, bisognerà attendere che la cura arrivi in Gazzetta Ufficiale, e bisognerà capire meglio le chance di successo dell'opposizione che si sta diffondendo tra i diretti interessati (si veda Il Sole 24 Ore del 22 maggio). Se la misura andrà in porto, è probabile che nasca un contenzioso costituzionale basato sul conflitto fra la norma e i contratti individuali che regolano la retribuzione di posizione dei dirigenti di vertice.