Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2010 alle ore 19:30.
Contro la manovra la Cgil chiama i lavoratori alla mobilitazione. Il 12 giugno il sindacato guidato da Guglielmo Epifani ha organizzato a Roma una manifestazione di tutto il settore pubblico, in previsione dello sciopero generale previsto entro la fine del mese prossimo. Mentre da Cisl e Uil arriva un sì condizionato alle misure approvate dal governo, c'è un forte malcontento tra tutte le categorie del pubblico impiego che contestano i tagli: la Uilpa ha proclamato lo stato di agitazione, la Fp-Cisl ha lanciato una campagna di informazione sugli sprechi nella pubblica amministrazione.
Critiche anche dalla Confsal (prima sigla autonoma) e dai sindacati di polizia che sollecitano modifiche da parte del Parlamento nel corso dell'iter di conversione del decreto.
Guglielmo Epifani ha spiegato le ragioni del no: «Nessuno mi può convincere che questa é una manovra equa – ha detto il leader della Cgil –. I sacrifici sono concentrati solo su una parte del Paese, visto che dai tagli ai lavoratori dipendenti, ai precari e agli enti locali, dipende l'80% di una manovra che si profila come depressiva». Il segretario generale della Cgil ha sottolineato un "paradosso", con questa manovra «chi ha un reddito di 500mila euro non mette neanche un centesimo mentre a pagare saranno i lavoratori pubblici che guadagnano in media 1.200 euro».
Diverso il ragionamento del numero uno della Cisl, che invece ha fatto appello al «senso di responsabilità per far fronte a questa situazione di economia di guerra», rivendicando «con orgoglio» l'interlocuzione privilegiata avuta con il governo soprattutto sulla parte fiscale: «Berlusconi di ripristino della tracciabilità dei pagamenti non voleva proprio sentirne parlare – ha detto Bonanni – ma è stato costretto a inserirlo nella manovra, insieme alle fatture telematiche, misure che faranno emergere tra i 10 e i 15 miliardi di evasione».
Anche per Luigi Angeletti «questa è una manovra più equilibrata del solito: pagano di più la politica e gli evasori», tuttavia la Uil non è «per niente soddisfatta del congelamento dei salari pubblici».
Critiche, sul versante politico, dal Pd. «Inutile - questo il giudizio del segretario Pier Luigi Bersani - inventare pretesti e scuse. La manovra è l'esito sbagliato di due anni di politiche sbagliati. Il governo finora ha pensato ad altro, ha raccontato favole e ha fallito dal lato delle riforme, dal lato della crescita e dal lato del controllo dei conti. Infatti mettere a posto i conti è un dovere che viene anche dall'Europa, ma averli così largamente fuori posto è piena responsabilità del governo».